Al mausoleo dannunziano la cerimonia di sepoltura del sindaco Irredentista di fiume Riccardo Gigante
Gabriele d’Annunzio, quando decise di costruire il proprio Mausoleo, scelse dieci amici, compagni di guerra e dell’Impresa fiumana, perché lo accompagnassero in altrettante urne disposte a cerchio. Su una di queste è inciso il nome di Riccardo Gigante. La Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e la Società di Studi Fiumani intendono quindi dare ora sepoltura ai resti di Riccardo Gigante, recentemente rinvenuti in una fossa comune e identificati grazie alla prova del DNA cui si è sottoposto il discendente Dino Gigante. La cerimonia avrà luogo il 15 febbraio a partire dalle ore 11, nel contesto delle celebrazioni del Giorno del Ricordo, dedicato all’esodo della popolazione italiana dalle terre adriatiche seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Saranno presenti il Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani Giordano Bruno Guerri, il Senatore Maurizio Gasparri, Dino Gigante, un rappresentante del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, i vertici della Società di Studi Fiumani e le autorità civili, militari e religiose.
La storia del politico fiumano Riccardo Gigante riassume più di ogni altra il legame tra d’Annunzio e gli italiani dell’Adriatico. Gigante fu uno dei primi a lottare per l’unione di Fiume all’Italia: nel 1906, giovane artista e storico locale, è tra i fondatori del primo circolo irredentista, “La Giovane Fiume”. Durante la Prima Guerra Mondiale, è tra i cento fiumani che scelgono di combattere con l’Italia, guadagnando la croce al valor militare. Al termine della guerra, quando d’Annunzio e i suoi legionari arrivano a Fiume per unirla all’Italia, Gigante è un uomo-chiave dell’Impresa. Nell’ottobre 1919 viene eletto primo sindaco irredentista della città: durante gli esaltanti e drammatici mesi dell’Impresa dannunziana, sarà il mediatore tra i suoi concittadini e i legionari. Dopo la fine dell’Impresa e la trasformazione di Fiume in uno Stato libero e indipendente, Gigante è a capo del movimento che lotta contro gli autonomisti, fino a quando, nel 1924, Fiume viene annessa all’Italia. Il governo fascista utilizzerà il prestigio di Gigante per guadagnare il consenso dei fiumani: invece, grazie alle cariche di podestà e senatore, egli riuscirà a mediare tra la politica accentratrice del regime e l’identità della città di confine. Tra il 1943 e il 1945, poi, Gigante utilizzerà la sua nomina a governatore per limitare la brutale politica di assimilazione etnica e politica imposta dal nazifascismo.
Quando la caduta del regime getta Fiume nelle mani della Jugoslavia di Tito, Gigante decide di affrontare il suo destino: l’uomo-simbolo dell’irredentismo fiumano attende i partigiani jugoslavi nella sua casa. Il 3 maggio 1945 viene fucilato assieme a un gruppo di militari italiani, a Castua (Kastav).
Fino ad oggi, Gigante è stato commemorato con due tombe simboliche: nel cimitero di Fiume e nel Mausoleo del Vittoriale. Nel 2018 i resti sono stati recuperati e saranno ora tumulati nell’arca del Vittoriale, a coronare la storia di un’amicizia nata e cresciuta nella Fiume italiana.