L’Università degli Studi di Brescia pubblica i dati sui primi 100 pazienti trattati con Tocilizumab presso la ASST Spedali Civili di Brescia
In uno studio diretto e coordinato da un gruppo di specialisti di Anestesia e Rianimazione, Malattie Infettive, Reumatologia, Pediatria, Biochimica Clinica e Immunologia dell’Università degli Studi di Brescia (gruppo COMETA – acronimo di COVID-MEdiated hyper-inflammaTory stAte) sono state rese note le evidenze del trattamento con Tocilizumab, il farmaco attualmente in uso per il trattamento di alcune malattie autoimmunitarie, somministrato presso la ASST Spedali Civili di Brescia a 100 pazienti con polmonite da Covid-19 che avevano sviluppato un’insufficienza respiratoria grave e refrattaria a tutti i trattamenti disponibili. Si tratta della serie prospettica più ampia al mondo di pazienti trattati con Tocilizumab, che fa seguito ai risultati incoraggianti ottenuti in 20 pazienti in Cina e nei primi due pazienti italiani trattati all’Ospedale Cotugno di Napoli. I risultati dello studio bresciano saranno pubblicati sulla prestigiosa rivista Autoimmunity Reviews, nel numero di luglio.
«La nostra serie ha mostrato che la polmonite Covid-19 con sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) è caratterizzata da una sindrome iperinfiammatoria – spiega il prof. Nicola Latronico dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione 2 e portavoce dello studio –. Questa serie di pazienti trattati tra il 9 e il 20 marzo è stata analizzata per determinare se la somministrazione Tocilizumab, un anticorpo monoclonale che lega il recettore dell’interleuchina 6, uno dei mediatori dell’infiammazione che consegue alla risposta immunitaria contro il virus, potesse produrre benefici clinici».
A 24-72 ore e a 10 giorni dalla somministrazione di Tocilizumab, il miglioramento della sindrome da distress respiratorio acuto è stato valutato usando la “Brescia-COVID respiratory severity scale” (punteggi da 0 a 8, ad indicare una progressiva gravità respiratoria: https://www.mdcalc.com/brescia-covid-respiratory-severity-scale-bcrss-algorithm): «Su 100 pazienti trattati – continua il prof. Latronico – 43 hanno ricevuto il Tocilizumab nell’unità di terapia intensiva, mentre 57 fuori dalla unità di terapia intensiva per indisponibilità di letti. Di questi 57 pazienti, 37 (65%) sono migliorati e hanno sospeso la ventilazione non invasiva, 7 (12%) pazienti sono rimasti stabili nella unità di terapia intensiva e 13 (23%) pazienti sono peggiorati (10 morti, 3 ricoverati in terapia intensiva). Dei 43 pazienti trattati in terapia intensiva, 32 (74%) sono migliorati (17 sono stati tolti dalla ventilazione artificiale e sono stati trasferiti in reparto), 1 (2%) è rimasto stabile e 10 (24%) sono deceduti (nel “Brescia-COVID respiratory severity scale” tutti avevano un punteggio ≥7 prima della somministrazione di Tocilizumab). Complessivamente, a 10 giorni, la condizione respiratoria è migliorata o si è stabilizzata in 77 pazienti (77%), di cui 61, in sede di esame di radiografia del torace, hanno mostrato una riduzione significativa delle lesioni polmonari e 15 sono stati dimessi dall’ospedale».
Le indagini di laboratorio fatte prima di somministrare il farmaco hanno dimostrato in tutti i pazienti livelli altissimi, talora addirittura fuori scala, di proteina C reattiva (PCR), ferritina, D-Dimero e trigliceridi, confermando l’ipotesi che una sindrome iper-infiammatoria fosse presente quando le condizioni respiratorie dei pazienti peggioravano e confermando il razionale per l’utilizzo del Tocilizumab.
Aprendo la strada alle future ricerche, questo studio sostiene l’ipotesi che nei pazienti con polmonite COVID-19 la risposta al Tocilizumab si associ ad un significativo miglioramento clinico.
L’immagine della cometa, che dà il nome al gruppo multidisciplinare degli specialisti autori dello studio (Laura Andreoli, Francesco Castelli, Marco Cattalini, Franco Franceschini, Emanuele Focà, Emirena Garrafa, Nicola Latronico, Simone Piva, Francesca Regola e Paola Toniati) descrive bene la storia dell’infezione da COVID-19: dopo una prima fase di replicazione virale ed una successiva di risposta iper-infiammatoria dell’organismo, la risposta al Tocilizumab evidenzia una discesa di questa parabola infiammatoria.
Lo studio prende le mosse dal «Vademecum per la cura delle persone con malattia da COVID-19» dalla sezione lombarda della SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali alla cui redazione hanno partecipato molti docenti e ricercatori dei tre Dipartimenti di Medicina dell’Università degli Studi di Brescia che operano presso gli Spedali Civili di Brescia.