Celeste, il mio bambino custode: il libro di Serena Bocchio dedicato alle donne guerriere
“Prendi carta e penna e prova a scrivere di getto tutto quello che hai dentro di te, ciò che provi. Poi rileggilo da sola e ad alta voce, solo così riuscirai a fare uscire quello che senti realmente e ti sentirai più conscia di quanto è accaduto, di quello che stai provando; parlerai per la prima volta a te stessa come mai prima e finalmente ti sentirai in pace”.
Perdere un bambino durante la gravidanza a causa di un aborto spontaneo o per complicanze che portano alla morte prematura del feto è ancora un argomento tabù in tutto il mondo, collegato a pregiudizi e sentimenti di colpa, un’esperienza traumatica condivisa da moltissime donne e famiglie, spesso taciuta e trascinata dentro per anni, come nel caso di Serena Bocchio, autrice del libro Celeste, il mio bambino custode, edito da Abra Books Narrativa, che a sei anni dalla caduta nel baratro del dolore ha voluto condividere la propria esperienza, per dare voce e tendere una mano consapevole a tutte le persone che han vissuto le stesse emozioni, nel bene e nel male.
Cade a cavallo tra il Natale 2020 e l’Epifania del nuovo anno la pubblicazione e distribuzione del libro, quasi come un simbolo di rinascita della natura dopo il solstizio d’inverno, il giorno più buio dell’anno. Ventidue capitoli per raccontare la testimonianza diretta di una donna guerriera, in un viaggio sulle montagne russe delle emozioni, dal desiderio di costruire una famiglia fronteggiando le difficoltà dettate dall’artrite reumatoide e dall’ipotiroidismo, all’apice dell’euforia, con la testa fra le nuvole, per la consapevolezza di portare in grembo una nuova vita, fino alla discesa senza controllo e senza fiato nel dolore dell’addio e delle complicazioni post intervento. Un’esperienza che ha fatto provare all’autrice bresciana, classe 1986, oltre al dolore immenso di perdere il suo Angelo, la sensazione d’essere sola, senza nessuno che potesse starle accanto, aiutarla ad andare avanti, e soprattutto ad avere una speranza. Tutto questo accade a troppe donne e troppo poco se ne parla. Serena ha deciso quindi, a seguito di un percorso personale, di aprirsi, senza filtri, con la volontà di affermare che, con il giusto tempo, la rinascita arriva.
Il mio non vuole essere un libro psicologico, – racconta Serena – è il racconto della mia storia che vuole tradursi in un aiuto per elaborare situazioni che spesso da sole non è facile affrontare e soprattutto superare, tutti meritiamo di ritrovare un equilibrio fisico e mentale. Ho sempre cercato il sostegno di qualcuno che potesse capire realmente quello che provavo e ora, forte del percorso e della lucidità che ho raggiunto, spero di esserlo a mia volta per chiunque affronti in prima persona la stessa durissima prova o sia ad assistervi, dalle mura di casa alle corsie di reparto.