Fondazione Poliambulanza: per il 7° anno consecutivo ecco il riconoscimento Top Employers

Fondazione Poliambulanza si conferma tra le migliori strutture nel nostro Paese nella gestione delle risorse umane. Ottiene, infatti, anche per l’anno 2020 la Top Emoployers, la certificazione rilasciata dal Top Employers Institute, che valuta le realtà aziendali di 120 Paesi al mondo e riconosce le migliori nel campo delle Risorse Umane (HR). Per l’anno trascorso sono state 112 le aziende premiate in Italia e circa 1.700 nel mondo. A Brescia, Poliambulanza è stata l’unica realtà ritenuta meritevole del riconoscimento. L’alto livello della struttura viene confermato anche dall’ottenimento di altri importanti premi: il 2° posto dell’Italy’s Best Employers 2021 nella categoria “Sanità e ambito Sociale”, come riporta L’Economia, l’inserto del 28 ottobre 2020 de “Il Corriere della Sera”, e il 1° posto dell’AIDP (Associazione Italiana Direzione del Personale) HR Mission 2020, nella Categoria Sanità – Strutture Ospedaliere.

Un risultato che assume ancora maggiore valore se si considera che Poliambulanza ha dovuto far fronte a una situazione di grande criticità, data la portata dell’emergenza Covid-19 in territorio bresciano.

Quali siano state le iniziative intraprese dalle Risorse Umane dell’Ospedale per affrontare una situazione senza precedenti, lo spiega Daniela Conti, Direttore HR di Fondazione Poliambulanza.

“Il rapido dilagare dell’emergenza sanitaria ha causato un repentino aumento dell’afflusso in Pronto Soccorso e del numero di pazienti ricoverati, nonché una riduzione dell’organico di Poliambulanza. Questa situazione di assoluta urgenza ha richiesto alle Risorse Umane interventi immediati: ci siamo trovati a dover trasferire dai reparti ordinari a quelli Covid circa 400 operatori, a reclutare e inserire più di 100 nuove figure e a organizzare la formazione necessaria per condividere i pochi protocolli di cura allora disponibili. Per individuare quali risorse interne coinvolgere nella lotta al virus abbiamo analizzato l’esperienza pregressa, l’attività formativa svolta e le attitudini manifestate dal nostro personale. Ad esempio, gli infermieri che avevano già lavorato nei reparti dove sono utilizzati i supporti alla respirazione o che avessero svolto attività formativa adeguata sono stati indirizzati ai reparti Covid”.

Con le sole risorse interne di cui disponeva l’Ospedale non sarebbe però stato possibile contrastare il virus, data l’ampiezza del fenomeno.

“Abbiamo contattato società di reclutamento specializzate nella gestione di personale infermieristico e medico – spiega Conti – per individuare figure disponibili ad un’occupazione temporanea. Ciò ha fatto emergere altre problematicità, per la cui risoluzione ci siamo attivati tempestivamente. Gran parte del personale sanitario, medici e infermieri, proveniva da fuori provincia e spesso da fuori regione e abbiamo dovuto fare i conti con le limitazioni vigenti alla libera circolazione. Abbiamo, perciò, prodotto dichiarazioni idonee a consentirne gli spostamenti e, quando necessario, contattato le Prefetture e ci siamo attivati per garantire a questo personale una sistemazione alloggiativa adeguata, oltre a curare l’organizzazione di sessioni di formazione per prepararlo alla gestione del paziente totalmente dematerializzata (digitalizzata), propria della nostra struttura”.

Sul versante della protezione degli operatori di Poliambulanza e del contenimento della diffusione del contagio all’interno della struttura, la prima sfida da affrontare è stata quella legata all’estrema difficoltà nel rifornimento dei dispositivi di protezione individuale.

“Abbiamo attivato nuovi canali per l’approvvigionamento dei mezzi indispensabili a garantire la sicurezza degli operatori sanitari – continua Conti -. Ci siamo rivolti a nuovi fornitori e implementato protocolli per un utilizzo razionale dei dispositivi di protezione individuale. Inoltre, per la sicurezza del personale e dei pazienti, è stato necessario introdurre misure aggiuntive quali il distanziamento, la sanificazione degli ambienti, la misurazione della temperatura corporea, la differenziazione dei percorsi di accesso al Pronto Soccorso tra sospetti Covid positivi e non. A fine marzo, è stata avviata anche una indagine di sieroprevalenza per acquisire un dato di rilievo epidemiologico sulla circolazione dell’infezione nella popolazione ospedaliera, mentre a inizio aprile ha avuto inizio l’esecuzione dei primi test sierologici disponibili”.

Anche la designazione di Poliambulanza come Hub per l’area cardiovascolare e Spoke per le aree ortopediche e neurologiche, ha posto questioni di carattere amministrativo di competenza delle Risorse umane. “Gli interventi di cardiochirurgia, emodinamica, elettrofisiologia e chirurgia vascolare dovevano essere eseguiti da medici e dal personale sanitario dell’Ospedale di provenienza del paziente. Questo ha comportato la presa in carico dal punto di vista amministrativo anche dei professionisti afferenti ad altri presidi come fossero nuove risorse di Poliambulanza. Per altro verso, abbiamo gestito il temporaneo esubero del personale interno addetto a mansioni amministrative sospese per l’emergenza, quali le accettazioni, ove possibile con l’utilizzo degli istituti ordinari e straordinari (ad es. i congedi Covid previsti per i genitori), in via residuale con gli ammortizzatori sociali istituiti per l’emergenza sanitaria. Abbiamo inoltre implementato lo smart working per i profili professionali compatibili con questa modalità di lavoro”.

“Infine – conclude Conti – la considerazione del pesante vissuto delle persone in concomitanza con l’emergenza ha fatto emergere la necessità di un supporto psicologico per i nostri operatori: attraverso una piattaforma con spazi virtuali di discussione, la Scuola di Alta Formazione Educazione Ricerca (SFERA) di Poliambulanza ha predisposto iniziative a partecipazione libera, aventi l’obiettivo di favorire la ristrutturazione cognitiva degli stimoli stressogeni e fornire strategie di gestione delle tensioni emozionali”.

La grande organizzazione di Poliambulanza, la profonda dedizione di tutto il personale e il fondamentale apporto proveniente dal territorio con la raccolta fondi, anche grazie a #Aiutiamo Brescia, hanno funzionato. A confermarlo, oltre agli importanti riconoscimenti ricevuti, un dato: dall’esecuzione dei primi test sierologici, ad inizio aprile, è risultato che solo il 17% del personale che aveva aderito allo screening (il 98% dei lavoratori) era entrato a contatto con il virus. Nonostante Poliambulanza sia un Ospedale e quindi un luogo innegabilmente più sensibile, i dati del contagio non si discostavano in modo significativo da quelli del resto della popolazione.