Il lavoro c’è, manca la manodopera qualificata

Opinione del Presidente dell’Associazione Artigiani, Bortolo Agliardi sulla mancanza di manodopera qualificata:

“So bene che il tema non è nuovo ma è doppiamente sorprendente quanto emerso dalla indagine congiunturale del nostro centro studi: manca la manodopera qualificata e la carenza non è mai stata così elevata come da cinque anni a questa parte. Il 43% delle aziende interpellate (e sono state 1500) dichiarano che hanno questo problema (erano il 16% sei mesi fa). In particolare sono le aziende del settore elettrico (ben il 51%) che rilevano tale situazione; seguono le imprese dei servizi vari (50%) e della meccanica (49%). Converrete con me che sono dati sorprendenti, a maggior ragione quando leggiamo o sentiamo che siamo in vista di migliaia di licenziamenti e quando registriamo che molti giovani cercano (cercano?) lavoro e non lo trovano. Per le aziende la mancanza di manodopera significa, in termini semplici, stagnazione del fatturato, per l’Italia una minore crescita e per tanti giovani e famiglie un non piccolo problema. Rileviamo, in sintesi, che la carenza di personale qualificato è un limite alla crescita. Come si può uscire da questo paradossale problema in una realtà in cui chi cerca tecnici non li trova e chi cerca un lavoro se ne sta a casa, o non fa in modo di prepararsi in modo adeguato a trovarlo. Anzitutto, va sottolineato che la mancanza di personale qualificato in questa misura inattesa attesta da una parte la gran voglia delle aziende di uscire dalla crisi preparandosi al meglio e anche, a mio parere, la maturità di titolari che hanno visto una crescita negli ultimi anni buoni e che la stessa è venuta anche dal livello di preparazione tecnica degli addetti ai lavori, capaci di gestire l’innovazione tecnologica. L’introduzione di nuove figure professionali più adeguate ha fatto la sua parte. Aggiungo che molte aziende si trovano poi a doversi misurare con un fenomeno nuovo, decisamente positivo, che è quello del rientro in Italia di molte lavorazioni (soprattutto dall’Estremo Oriente, ad esempio i DPI, o la piccola componentistica), che impone la necessità di avere qui, in Italia, nuovo personale adeguatamente formato. E’ un fenomeno che riguarda in primo luogo i grandi gruppi ma poi, a cascata, tocca le medie e le piccole imprese. E’ un fenomeno positivo ed in evoluzione, che tuttavia aggiunge riflessione a riflessione e azione a seguire, per poter far fronte ai nuovi scenari.

Ovviamente per immaginare di poter affrontare e risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata bisogna aver davanti qualche anno, provare a programmare il sistema scolastico in modo diverso ed efficace, imparare, ad esempio, dal sistema scolastico tedesco/svizzero, che unisce formazione pratica direttamente nei posti di lavoro a didattica in aula. Serve tempo, naturalmente, ma bisogna pur partire. Intanto, mi rivolgo alle famiglie con un invito: non limitate le scelte dei vostri figli, non continuate ad avere antiquate e non più realistiche idee in merito ai luoghi di lavoro come officine, fabbriche o cantieri come non idonei: sappiate che non sono più i posti che immaginate da tempo.  Negli ultimi 10 – 20 anni si sono fatti passi da gigante grazie alla tecnologia applicata alla produzione, che richiede prestazioni da parte di operatori tecnicamente qualificati, primi testimoni del continuo innalzamento della qualità del loro lavoro. E quindi mettere mano a questo problema tocca ad una molteplicità di soggetti: alla politica in primo luogo che deve dirci che intende fare sulla scuola e più in generale sulla qualificazione professionale e in particolare, direi, sulla ri-qualificazione professionale; tocca alle famiglie e ai ragazzi capire quali siano gli indirizzi scolastici che assicurano sbocchi lavorativi; direi poi che tocca  anche alle aziende che devono capire come l’avere in azienda dei giovani è la miglior polizza per garantirsi un futuro. Noi artigiani sappiamo molte cose, ma molte altre (la fantasia, l’ingegnosità applicata in chiave digitale) le dobbiamo imparare. E i ragazzi ci possono dare una mano.”.

Bortolo Agliardi
Presidente Associazione Artigiani