FRANCIACORTA STREGATA – I misteri della cappella dei “Morti della Costa”

Ciao, quest’oggi ti porto a Capriolo, dove da anni gli abitanti sono partecipi di alcuni misteri e fatti apparentemente irreali a cui, fino ad ora, non è stata trovata alcuna spiegazione.

Come sempre prendi quella che ti racconto come una storia che arriva dal folclore e dalla tradizione e non spaventarti.

Oggi parliamo della cappella dei “Morti della Costa” che si trova a Capriolo, nel cuore della località Colzano: uno dei miei luoghi preferiti in assoluto. Lì, tra campi fertili, vigneti e boschi rigogliosi, anche se leggendo ciò che segue ti parrà strano, vado per trovar pace e ristorarmi anima e cuore.

La cappella si trova vicino alle Cascine Festa e Ciuine e a pochi metri dalla Cava Rossi, ex Italcementi. E’ stata edificata nel 1949 al posto di quella originale del 1600 vicino a cui erano sepolti i morti di diverse pestilenze ed epidemia e dove si pregava per loro. Quando la cava venne ingrandita l’edificio venne abbattuto, spostato di quasi 500 metri e sostituito da quello che vedi in fotografia. Ancora oggi ogni 15 agosto viene celebrata una Santa Messa in ricordo di chi è morto per malattia. Non solo: molti sono stati i voti fatti ai “morti” per chiedere guarigione per sé o per i propri cari. «Fino a qualche anno fa nella cappella, che ancora oggi è curata dalla nostra famiglia, c’era un teschio – racconta il mio amico Mario, proprietario del terreno dove sorge la cappella– purtroppo nel 1995 è stato trafugato. Non si sa se fosse di uomo o donna. Restano alcune ossa, che preghiamo di rispettare. Un tempo la gente saliva alla cappella a pregare e strofinava un osso oppure il teschio dove aveva del dolore o un malanno».

Tutto questo può apparirti inquietante.

Ma non è la cosa più strana. In paese a Capriolo molti sanno che non si deve andare alla cappelletta dopo i Vespri, poiché i “morti” desiderano riposare in pace successivamente all’ultima Ave Maria. Chi ha provato a disturbarli ha ricevuto un dispetto, come per esempio lo spegnimento di attrezzature, autovetture oppure di trattori. «Da ragazzi andavamo a fare legna anche al tramonto– spiega Mario– posso assicurare che le motoseghe ad un certo punto non funzionavano più». Tra i capriolesi si dice pure che una sera un signore impegnato a sistemare lo spiazzo dove si trova la minuscola chiesetta corredata di altare esterno, ha dovuto lasciare in loco il proprio escavatore, a cui si è misteriosamente fermato il motore. Solo in seguito si è saputo che un rametto ha inciso il tubo dell’olio secondo una dinamica praticamente impossibile.

Il mistero si infittisce, perché quando dalla cava sono franati alcuni sassi quello più grosso, che pareva destinato a radere al suolo la cappelletta ha improvvisamente deviato e frenato la sua corsa, fermandosi a circa due metri dall’edificio. Alcuni raccontano di grandinate che piombavano solo attorno alla cappella, quasi a proteggerla. Infine, e questo sarebbe il particolare più pauroso, si narra che la notte vagava una processione di morti con in mano delle fiaccole che in realtà erano degli arti: gambe e braccia.

Grazie a Mario e alla sua famiglia per avere reso questa testimonianza e per l’amorevole cura con cui tengono il sito.