Disponibile in versione digitale l’ep di Roberto Kunstler “Davanti alla fine del mondo #1”
Davanti Alla Fine Del Mondo #1 segna un punto di svolta nella produzione discografica di Roberto Kunstler, cantautore romano al 100%, seppure con un cognome di origine mitteleuropea.
E pare lanciare come l’idea di una serie di canzoni per film immaginari. Il primo capitolo di una saga iniziata tanto tempo prima, come nel mito di Guerre Stellari. E che uscirà poi nel tempo, in ordine sparso, come una pioggia di meteoriti che atterreranno sulla terra solo quando troveranno la giusta precipitazione gravitazionale.
Si tratta di un nuovo lavoro nato nella scorsa primavera, in pieno lockdown, dall’incontro di Roberto Kunstler con la filosofia. Ovvero con il filosofo Mauro Cascio, allievo di Cacciari e autore di un omonimo libro di racconti filosofici e che chiede a Kunstler se vuole ispirarsi liberamente ad alcuni di questi racconti per scrivere delle nuove canzoni. Un’incontro voluto da Masimo Ricciuti, giornalista e scrittore, che ha avuto questa originale e brillante idea. Così in pochi giorni, come per magia, vengono fuori le prime tre canzoni. La title track “Davanti alla fine del mondo”; e poi “L’ultimo viaggio di Ulisse” e “Canzone di Abelardo”. Tre canzoni che prendono spunto da altrettanti racconti contenuti nel libro. Ne arrivano poi altre tre, che hanno un’origine autonoma che ci riconduce all’universo poetico di Kunstler. “Echi del Tempo”, “Getterò alle spalle” e infine la bellissima “Acqua nell’acqua”.
Nell’arco di un mese Davanti alla fine del mondo #1 è pronto. Un EP per dare voce all’attuale difficile momento storico che stiamo attraversando. Siamo Davanti alla fine del mondo, ma non si tratta di una catastrofe come quelle che siamo abituati a vedere nei film americani. Non ci sono asteroidi che si abbattono sulla terra, né alieni che ci invadono. Il nemico è peggiore. È più subdolo. Perché si nasconde dentro di noi. Dentro tutti noi. E si manifesta con una graduale, ma irreversibile perdita di valori e di ideali. È tutto il sistema della comunicazione ad essere messo in crisi. Ci troviamo davanti ad una specie di Babele al contrario. Dove non sono più gli uomini a non capirsi, ma le parole stesse a sgretolarsi fino a perdere senso e credibilità. Questa “la fine del mondo” che ci minaccia. Sei brani per mettere a nudo quegli aspetti cruciali di un mondo ormai condannato all’auto-distruzione, ma per suggerire anche una via salvifica, un rimedio contro i mali che affliggono la nostra civiltà che da un lato si evolve, ma dall’altro si involve drammaticamente sempre più. E questo rimedio non può che stare nella presa di coscienza, nella consapevolezza e nell’Amore. Quello con la A maiuscola, che nega ogni separazione, ma rivendica l’unità di tutte le cose. Solo così ci potremo salvare. Solo imparando ad ascoltare quel silenzio che viene da dentro e ci riconnette all’intero Universo di cui siamo abitanti e fatti della stessa sostanza. Questi i messaggi, se così li vogliamo chiamare, che ci porta il menestrello romano: “Abbattere ogni barriera, ogni confine. Proiettarsi verso un’umanità che sia unita da un senso di appartenenza ad un destino più grande che travalica ogni senso di razza, nazione o religione.” Solo così potremo evitare di trovarci spalle al muro Davanti alla fine del mondo.
La produzione artistica e gli arrangiamenti sono a cura di Francesco Musacco, amico e produttore dei suoi dischi da più di dieci anni. I due si intendono anche questa volta e iniziano a lavorare ad un disco che tra tutti quelli prodotti fin qui è quello che più si avvicina al suono del mainstream, senza per questo tradire l’inconfondibile cifra stilistica ed autorale di Kunstler. Produzioni eleganti ed impeccabili quelle di Francesco Musacco, che gli ascoltatori più attenti hanno paragonato a quelle del grande Daniel Lanois, produttore dei più bei dischi di Bob Dylan, dalla fine degli anni ottanta in poi, ma non solo. Anche degli U2 o di Peter Gabriel, tanto per fare degli esempi.
Roberto Kunstler approda nel vivaio della RCA di Roma quando il presidente era Ennio Melis, “padre” dei cantautori italiani, con direttori artistici del calibro di Vincenzo Micocci e Lilli Greco. L’esordio avviene al Folk Studio, il mitico locale di Giancarlo Cesaroni nel cuore di Trastevere.
Siamo alla fine degli anni settanta. Roberto frequenta ancora il liceo e, di tanto, in tanto deve chiedere a sua madre una giustificazione per poter saltare due o tre giorni di scuola e recarsi al Cenacolo, i mitici studi della RCA dove registrò i suoi primi provini. E poi le tante audizioni, le selezioni, per arrivare nel 1985, dopo una gavetta fatta anche di molti concerti, a Gente Comune, il suo primo disco. E nello stesso anno al Festival di Sanremo. Da allora Kunstler ha pubblicato sette album e diversi singoli e ha scritto anche tutti i testi e parte delle musiche delle canzoni di Cammariere. Come potete a questo punto immaginare, quella di Roberto Kunstler è una lunga storia, senza microfoni, in una dimensione teatrale, seduto sul famoso seggiolone rosso.
Quello del folk-studio (ndr). In questo stesso periodo la Sony Music ha deciso di ripubblicare, per la prima volta in digitale, anche lo storico album I ricordi e le persone, del 1993, il primo disco di Roberto Kunstler e Sergio Cammariere, album che si apre con la celebre Dalla pace del mare lontano, album da riscoprire forse proprio adesso… che siamo Davanti alla fine del mondo.