HR Dashboard 2021: il mercato del lavoro premia i giovani laureati
Nei principali territori italiani a vocazione industriale – tra cui Brescia –, il mercato del lavoro premia i giovani laureati in materie tecnico-scientifiche, che segnano un salario d’ingresso medio annuo superiore di oltre 1.800 a quello dei laureati triennali.
È questa una delle principali evidenze emerse dall’HR DASHBOARD 2021, rapporto curato dal Centro Studi di Confindustria Brescia che riunisce i risultati delle tre indagini (retributiva, sul mercato del lavoro e sui profili professionali), condotte nel primo semestre dell’anno su un panel di aziende associate sui temi che riguardano la gestione delle risorse umane.
Il rapporto è frutto della collaborazione tra Confindustria Brescia e alcune delle principali territoriali associate a Confindustria: Assolombarda, Bergamo, Como, Torino, Cuneo, Venetocentro, Vicenza, Verona, Emilia Area Centro, Reggio Emilia, Firenze. All’iniziativa, che ha visto la partecipazione complessiva di oltre 3.000 imprese, con 424.000 dipendenti, hanno collaborato 320 associate a Confindustria Brescia, con quasi 35 mila addetti.
Tra i dati emersi, la retribuzione d’ingresso media annua di un giovane laureato si colloca tra i 23.645 e i 25.442 euro, con differenze determinate sia dall’indirizzo di studi che dal possesso di una laurea triennale o magistrale. L’indirizzo di studi maggiormente premiato, come già anticipato, fa riferimento alle lauree tecnico-scientifiche, dove il salario medio d’ingresso è di 25.442 euro; lievemente inferiori le retribuzioni dei laureati in materie economico-giuridiche (24.769 euro) e umanistiche (24.467 euro). All’ultimo posto si collocano i laureati triennali che, con 23.645 euro, mostrano un gap rispetto alle retribuzioni migliori di circa 1.800 euro l’anno.
Le retribuzioni risultano superiori nelle imprese con oltre 100 addetti e in quelle del settore industriale, indipendentemente dalla tipologia di laurea. Per i giovani laureati in materie tecnico-scientifiche, i differenziali tra piccole e grandi imprese sono di quasi 3.000 euro e tra industria e servizi di oltre 2.000 euro. Lo stesso schema si ripete per i laureati in materie economico-giuridiche: in questo caso la differenza per classe dimensionale è di 3.261 euro e quella per settore di 2.362 euro. Ancora più profondo il gap per le lauree umanistiche: oltre 4.600 euro la differenza tra piccole e grandi imprese, 2.900 euro tra industria e servizi. Per quanto riguarda le lauree triennali, i differenziali retributivi tra piccole e grandi imprese e tra industria e servizi sono, rispettivamente, 2.900 euro e 1.900 euro.
“I dati emersi dall’HR DASHBOARD 2021 evidenziano, una volta di più, le potenzialità dei percorsi di studio tecnico-scientifici, in particolare all’interno di una provincia fortemente legata all’imprenditoria e all’innovazione come Brescia – commenta Elisa Torchiani, Vice presidente di Confindustria Brescia con delega al Capitale Umano –. Sotto questo profilo, il dialogo tra associazioni, imprese e istituti scolastici deve però continuare a crescere, valorizzando le forme di incontro già esistenti, come l’alternanza scuola-lavoro, e trovando nuove modalità di inserimento per laureati e diplomati nelle nostre aziende. Solo in questo modo le competenze potranno continuare a crescere, insieme alla forza del Sistema Brescia.”
Riguardo al welfare aziendale, gli strumenti disponibili sono presenti nel 50,3% delle aziende. I valori sono strettamente correlati alla dimensione d’impresa. Quelle più grandi, si caratterizzano per una diffusione maggiore (66,4%), mentre quelle più piccole si attestano al 32,5%. In mezzo, si posizionano le aziende di media dimensione, dove la penetrazione del welfare è del 44,8%. A livello settoriale, una maggiore diffusione si riscontra nella manifattura (52,4%) rispetto ai servizi (44,5%). Tra gli strumenti, al primo posto si colloca la piattaforma welfare (65,8%), seguita dalla flessibilità oraria (45,1%) e dalla possibilità di usufruire di permessi e congedi ulteriori (17,4%). Percentuali che non superano il 2,3% si rilevano per strumenti quali palestra, navetta, asilo e maggiordomo aziendale.
Il tema delle politiche di Diversity & Inclusion viene affrontato dal 52% delle imprese, con una proporzionalità diretta tra la loro diffusione e la dimensione aziendale e con una sostanziale omogeneità tra imprese industriali e di servizi. Nelle realtà di minori dimensioni, quasi 7 su 10 non hanno mai nemmeno preso in considerazione il tema, mentre la percentuale è pressoché invertita (31,4% VS 67,1%) per le imprese sopra i 100 dipendenti. Non solo, nelle prime la maggioranza di chi si pone il problema è ancora lontano da soluzioni avanzate (fase preliminare o formazione) mentre, nelle seconde, ormai un quarto delle aziende dichiara policy strutturate o addirittura certificate. Il dato medio sulla inclusione di politiche avanzate di D&I, è del 17% e al suo interno, la certificazione è diffusa a meno del 2% delle aziende.
La prevalenza di interventi si concentra su disabilità (68,9%) e genere (68,6%). Seguono i temi che sono divenuti importanti negli anni più recenti: da un lato l’esposizione a culture e nazionalità non omogenee a quella tradizionale (62,3%), dall’altro il tema delle generazioni (57,2%), visto che il progressivo innalzamento dell’età pensionabile e l’invecchiamento delle coorti dei lavoratori li espone ad una convivenza di approcci, saperi e comportamenti con le generazioni y e z dei nativi digitali. Inferiori, ma comunque non trascurabili, sono i temi dell’orientamento sessuale, della genitorialità e della religione, richiamati circa nel 30% dei casi.
A completamento dell’analisi, si ricorda che nel mese di settembre verranno diffusi i risultati dell’Indagine Retributiva, al cui interno sono disponibili dettagliate schede retributive per circa 60 profili professionali trasversali su una decina di macro aree aziendali. In un convegno, in programma per il mese di ottobre, infine, verranno presentati i due documenti HR DASHBOARD e Indagine Retributiva.