Empatia: la mostra simbolo del passaggio del testimone dell’associazione UCAI Brescia

Associazione UCAI Brescia presenta «Empatia», presso Chiesa di San Zenone all’Arco, Vicolo San Zenone 4 (Brescia).

Inaugura giovedì 13 gennaio alle ore 18 nella galleria UCAI a San Zenone la mostra “Empatia”, la prima organizzata dal nuovo direttivo.
L’esposizione è stata fortemente voluta dal nuovo presidente, Francesco Visentini, come simbolo del passaggio di testimone, caldeggiato dal presidente uscente Fausto Moreschi e dai soci storici, con la volontà di dare spazio ai giovani e alle loro idee innovative.

La mostra è una personale di due artiste, divise da 60 anni di età, Giusi Lazzari, una delle personalità più riconosciute e in vista nell’ambito dell’incisione italiana, socia storica dell’UCAI, e Alice Bontempi, artista e illustratrice, giovanissima promessa dell’arte su cui il neopresidente classe ’91 è pronto a scommettere.
Le opere delle due artiste, afferma Giuseppe Fusari, curatore dell’esposizione «si specchiano e vanno a cercarsi l’un l’altra. Si raffrontano nella loro singolarità, superando la differenza di età e le peculiarità della loro arte». D’altronde le tecniche preferite dalle due donne, la stampa e la riproduzione digitale, rappresentano l’idea stessa – e la sua evoluzione – dell’arte all’epoca della sua riproducibilità annunciata
dal pensiero di Walter Benjamin. Le tecniche presentate sono molteplici e rappresentano un sunto interessante delle loro produzioni artistiche: accanto alle incisioni e ai pastelli di Lazzari, si pongono le illustrazioni, le sculture e un’installazione di Bontempi.

“Empatia” è dunque l’incontro di due generazioni, il confronto necessario, creativo e costruttivo di due mentalità, in uno studio e un apprendimento reciproco.

LE ARTISTE

Giusi Lazzari è tra le principali figure di riferimento nel panorama dell’arte grafica bresciana e italiana. Studia presso i maestri di Urbino, per poi affermarsi nel campo dell’incisione, della stampa
e dell’arte e aprire una propria bottega. Con molti colleghi della sua generazione, ha condiviso originali riflessioni intorno al ripensamento della figurazione in una chiave sempre più orientata ad un’espressione libera di segno materico.
Ha partecipato attivamente alla definizione di uno stile che dal racconto visivo della natura sconfina verso una progressiva dissoluzione della forma in una dimensione evocativa, che lascia campo libero all’emozione e alla poesia. La vocazione al segno e al tratto deciso ha orientato l’artista verso la grafica, ma si orienta parallelamente verso un cromatismo esuberante.
«Maestra vera, Giusi ha saputo far proprie le istanze delle tecniche tradizionali, maturando una capacità pratica tale da poter esercitare un dominio sugli aspetti spesso imprevedibili del torchio. È riuscita ad
ottenere nel suo lavoro l’ incontro tra invenzione e realizzazione, generando visioni che offrono nuovi punti di vista […] capaci di suscitare una percezione nuova, che ha a che fare con il vissuto di tutti noi, che ha il
sapore nostalgico di piccoli luoghi della memoria con- divisa e di qualcosa di più indefinito che ci sfugge, ma ci emoziona».

Alice Bontempi
Nata in provincia di Sondrio il 27 gennaio del 2000, frequenta il liceo artistico di Morbegno. Dopo un periodo passato in Irlanda torna in Italia per frequentare la Scuola del Fumetto di Milano, dove studia
illustrazione. Ora lavora come artista freelance nel campo dell’illustrazione, prestando le sue competenze a privati, piccole attività e associazioni Pro Loco, portando avanti la sua ricerca personale.
«La sua produzione parte dall’illustrazione per approdare a una pluralità di linguaggi e tecniche: dal collage alla pittura, dalla scultura all’installazione. Alice Bontempi racconta il suo modo di essere e i suoi mondi,
partendo sempre da […] racconti, memorie, avvenimenti, per poi creare qualcosa che possa risaltarli. Ogni oggetto, quadro, scultura o quaderno che ci viene presentato è un gioco di sguardi e riflessioni, dove lo
spettatore è fortemente coinvolto perché gli viene chiesto di osservare a 360°».
«La sua materica e poliedrica produzione permette allo spettatore di entrare nell’intimo processo creativo dell’artista […] toccare con mano i suoi sketchbook dà modo a chi li fruisce di conoscerla nella sua quotidianità»