Il reddito delle imprese agricole tra prezzi e costi
L’attenzione ai costi di produzione è nel dna dell’imprenditore, a maggior ragione nei momenti difficili. Oggi, tuttavia, ci troviamo ad affrontare una situazione nazionale e globale che prescinde delle nostre volontà o capacità. Le aziende agricole sono al centro di una “tempesta perfetta”: da un lato energia e materie prime aumentano esponenzialmente – ci soffermiamo sulla zootecnia ma il problema riguarda tante filiere bresciane -, dall’altro i prezzi riconosciuti agli agricoltori non consentono di fare marginalità, anzi si lavora ormai senza coprire i costi. È dunque urgente garantire la sostenibilità finanziaria delle aziende e delle stalle, ma serve anche responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore. Queste le parole di Valter Giacomelli, presidente di Coldiretti Brescia, in occasione del quarto webinar del calendario “Sempre in Contatto” dal titolo “Ma quanto mi costi? Il reddito delle imprese agricole tra prezzi e costi”, moderato questa mattina dal vicedirettore di Coldiretti Brescia Mauro Belloli.
In tema di costi e prezzi è entrato in profondità Angelo Frascarelli, presidente ISMEA e docente di Economia e politiche agricole dell’Università di Perugia: “il reddito per un’impresa agricola non è nient’altro che la differenza tra ricavi e costi ed è importante oculare bene le scelte aziendali. La contabilità “del cassetto”, quella cioè dei soldi contanti, è sbagliata perché porta a valutazioni scorrette e a volte fatali per la vita aziendale. Diventa fondamentale fare un’analisi patrimoniale e finanziaria dell’azienda, avere obiettivi chiari e raggiungibili, definire una strategia a lungo termine, diversificare, integrare, accorciare la filiera e puntare a essere i primi e non solo i migliori”. Gli investimenti aziendali – precisa coldiretti Brescia – sono determinanti nei momenti di difficoltà, durante i quali bisogna saper decidere: “i conti aziendali vanno fatti sulla media dei 5 anni e in caso di valutazione negativa è indispensabile cambiare strategia e innovare anche attraverso investimenti strategici e a lungo respiro”, aggiunge Frascarelli.
Anche Coldiretti assume un ruolo chiave di supporto alle aziende agricole in questo percorso di valutazione e definizione del percorso da intraprendere. Ne è convinto Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti: “Nei momenti critici si gettano le basi del cambiamento, della necessaria evoluzione dei modelli produttivi ed economici italiani. Per avere una visione a medio-lungo termine dobbiamo sì guardare al mercato interno, ma bisogna creare le condizioni perché il cibo diventi valore di carattere economico, posizionando la cultura agroalimentare made in Italy in base al pubblico estero di riferimento. Allo sviluppo aziendale si uniscono i temi del cambiamento climatico, della siccità, dell’autosufficienza energetica, dell’innovazione digitale dei processi di produzione e delle infrastrutture. Sfide che possiamo vincere solo sfruttando al meglio i fondi del Pnrr. Chiediamo dunque al presidente Draghi di concretizzare al più presto l’apertura dei bandi, per consentire alle aziende agricole di investire e, dunque, di competere a livello mondiale”.
Sul ruolo delle imprese agricole nelle filiere torna in chiusura il presidente provinciale Valter Giacomelli: “Le nostre aziende hanno l’opportunità di diventare protagoniste del panorama agroalimentare attraverso tre importanti azioni: la lotta alle pratiche sleali, gli accordi di filiera e l’aggregazione tra aziende agricole”.