La guerra in Ucraina innalza l’allarme per le imprese bresciane
La guerra in Ucraina esacerba la preoccupazione delle imprese associate ad Apindustria Confapi Brescia per gli scenari di mercato del 2022. Costi delle commodity industriali, tempi e disponibilità di forniture, consegne ed esportazioni rappresentano le criticità sulle quali le imprese imperniano il peggioramento del loro sentimenti per l’anno in corso.
Il campione di imprese associate indagato dall’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Apindustria Confapi Brescia riferisce di intessere relazioni commerciali con Russia ed Ucraina. Più massicce quelle con Mosca, mercato di approvvigionamento per il 7% delle imprese, ma soprattutto rilevante mercato dì destinazione, con cui lavorano poco meno di tre aziende su dieci.
Il 4% degli intervistati importa materiali dall’Ucraina e il 13% trova nel Paese un mercato di destinazione delle proprie produzioni.
In questo contesto che evidenzia come i due Paesi rappresentino partner commerciali significativi per le aziende bresciane, si inserisce una forte preoccupazione per i prezzi della componente energetica, già su livelli eccezionalmente elevati, attesi in ulteriore incremento. Sette imprese su dieci, infatti, fanno registrare preoccupazione al massimo grado, alle quali si somma un ulteriore 15% che identifica il timore in un livello 4, su una scala con punta massima fissata a 5.
Costi, ma non solo. Peggiora il rischio di allungamento dei tempi di consegna di forniture sia da mercato interno che estero – elemento già emerso in precedenti rilevazioni – così come il timore di ritardi nel lead time (registrato da circa sei imprese su dieci, sia in Italia che fuori dai confini nazionali). Uno scenario che raggiunge il punto massimo per il 34% degli intervistati, prefigurando la possibilità di blocchi nella produzione.
Le considerazioni rispetto alle sanzioni stabilite dalla comunità internazionale, Europa in primis, per contrastare l’azione della Russia ai danni dell’Ucraina risultano divergenti. Infatti, a sei imprese su dieci che le giudicano adeguate rispondono un 44% del campione che le ritiene all’origine di ulteriori ripercussioni dirette alla loro attività, un 23% che le considera non del tutto efficaci e meritevoli di un inasprimento e un restante 15% che auspicherebbe per l’Europa un atteggiamento neutrale.
«Innanzi tutto, mi sento di fare eco alle dichiarazioni rilasciate nelle scorse ore del presidente Confapi e Ceapme Maurizio Casasco – afferma il presidente di Apindustria Confapi Brescia, Pierluigi Cordua -. La crisi umanitaria e il ritorno alle armi nel continente europeo generano sgomento e grave preoccupazione. La solidarietà e la vicinanza sono massime nei confronti del popolo ucraino, così come l’auspicio di una rapida risoluzione che ristabilisca libertà e sicurezza alla popolazione civile. A tale scenario drammatico, si somma il rischio di una messa a repentaglio della tenuta economica del sistema produttivo,
in larga parte ancora in ripresa dallo shock causato dalla pandemia. I livelli delle quotazioni di energia e materie prime rischiano di toccare ulteriori massimi, così come la supply chain di numerosi comparti produttivi potrebbe essere esposta a carenze o, peggio, a vere e proprie interruzioni».