Calangianus, capitale del sughero e dei tappi

Dal comune sardo gran parte dei tappi che proteggono e mantengono la qualità del vino. È nata qui, anticamente, una tradizione radicata nel territorio e dal successo mondiale.

TRADIZIONE, QUALITÀ E INNOVAZIONE. Storia antichissima quella del sughero e del suo prodotto principe, il tappo. Antica come quella del vino a cui si lega in un binomio imprenscindibile. E Calangianus, in Sardegna, ne è la capitale. Il comune sardo, situato nel nord dell’isola, nell’alta Gallura, è tra i più industrializzati proprio per la presenza di molte imprese che operano nella lavorazione e trasformazione del sughero. Un successo mondiale visto che quotidianamente i suoi tappi sono spediti nelle migliori cantine di tutto il mondo. Anche in Franciacorta. A Calangianus sorge persino un museo inaugurato nel 2011 e ad esso dedicato. Vi è possibile visitare una vasta raccolta di macchinari antichi di fine 1800, conoscere le varie fasi di raccolta, estrazione e lavorazione del sughero e ovviamente dei suoi tappi. E poi video-installazioni, profumi e immagini che ritraggono i volti dei suoi artigiani. A dimostrazione di quanto il sughero rappresenti ancora oggi per la Sardegna. Fattore culturale, oltre che economico.

Il museo del sughero di Calangianus

IL MERCATO. Il sughero grezzo sardo rappresenta il 3 per cento della produzione mondiale ma la percentuale sale al 10/12 per cento di tutto quello utilizzato per il tappo naturale per le bottiglie, proprio per la sua eccellente qualità. Le imprese operanti nella provincia di Sassari, quindi principalmente nel distretto che fa comprende anche Calangianus sono all’incirca 140 e impiegano circa 900 addetti che raddoppiano se si considera l’indotto di officine meccaniche, trasporti e servizi. Solo in  relazione alla produzione di tappi, intesa come numero di pezzi, possiamo fare delle stime ma si parla comunque di miliardi di pezzi se si pensa che un tappo pesa 5 grammi e da una quercia si estraggono in media 40 kg di sughero “fustellabile” per un volume di affari di circa 100 milioni di euro. La produzione dei tappi rappresenta il 90% del valore aggiunto della lavorazione del sughero, di questo la maggior parte sono per i tappi monopezzi naturali. Altri usi sono diretti per l’agglomerato per edilizia e macinati vari. La Franciacorta rappresenta uno dei mercati di riferimento per i produttori sardi, sia come volumi che qualità del prodotto tappato.

Come testimonia l’Arch. Antonio Piga, Assessore al Turismo del Comune di Calangianus: “La lavorazione del sughero per il nostro territorio è fondamentale. Un fattore culturale, oltre che economico. Calangianus ha la fortuna di avere questa ricchezza che dobbiamo saper tutelare e valorizzare ulteriormente, lo dobbiamo per la nostra produzione, per il lavoro delle imprese, ma anche per accrescere i visitatori e il turismo correlato. Solo il museo dedicato al sughero già attira all’circa 10mila visitatori l’anno e grazie ai fondi del Pnrr stiamo lavorando a progetti che portino nuovi turisti a visitare e scoprire l’intero territorio, dalle campagne ai laboratori di produzione e lavorazione, dal patrimonio artistico a quello eno gastronomico”.

LA MATERIA PRIMA. Tutto nasce dalla quercia da sughero, in latino “quercus suber”. Pianta che occupa vasti territori situati a ovest della conca mediterranea e il sud della costa atlantica e che si adatta fino ai 1400 metri di altitudine. Si riproduce in forma naturale e gode della particolarità di ricostruire la propria corteccia dopo i vari strappi. Sughero che si forma fin dall’inizio della crescita della pianta, ma che necessita, per la prima estrazione, di 15 o più anni. Da quel momento un nuovo strato di sughero si riforma sul tronco dell’albero e si chiama con il nome di “sughero femmina” o di riproduzione e a sua volta si raccoglie dopo 9 ulteriori anni.

I tappi in sughero marchiati

TAPPI, CONOSCENZA ANTICA – La conoscenza dei tappi di sughero era già nota all’epoca Romana e l’uso di utilizzare il sughero per la chiusura di contenitori è molto antico, ne è esempio un’anfora ateniese con questa chiusura risalente al V secolo a.C. Fino al ‘600 il loro utilizzo era riservato esclusivamente a cocci usati per la conservazione e l’invecchiamento del vino. Solo attorno a quella data, in Francia, i tappi di sughero iniziarono ad essere impiegati per le prime bottiglie di Champagne. Il tappo di sughero utilizzato per le bottiglie di Franciacorta, così come quello di altre bottiglie di bollicine, è caratteristico per la sua forma “a fungo”. Forma che assume dopo la stappatura. In effetti il tappo non ha quella forma al momento dell’imbottigliamento, ma è cilindrico, di diametro decisamente maggiore di quello del collo della bottiglia in cui deve essere inserito. Operazione fatta necessariamente tramite compressione tramite un’apposita attrezzatura e, immediatamente dopo, la parte di esso rimasta fuori della bottiglia deve essere “gabbiettata”, compressa per essere assestata sulla bottiglia e si possa instaurare il cosiddetto “effetto tappo corona”. Tappi e gabbiette che nel tempo si sono fatti strada anche nel mondo del collezionismo.

La lavorazione del sughero

I PROBLEMI RECENTI. “Sa di tappo”. In passato si riteneva che il sentore di tappo fosse dovuto al sughero difettoso, ma recenti studi hanno dimostrato che lo sgradevole sentore talvolta riscontrato è riconducibile ad un fungo chiamato “Armillaria Mellea”, un parassita della quercia da sughero. In aggiunta, nuove ricerche hanno ristretto maggiormente il campo, individuando l’agente responsabile del sentore di tappo nel TCA, il tricloroanisolo, un composto che si forma in presenza di cloro, spesso utilizzato per la

pulizia degli strumenti di cantina o per il trattamento del legno. Proprio nelle scorse settimane ha preso il via a Roma un tavolo di confronto con le principali associazioni di categoria e i rappresentanti dei principali produttori, oltre ad assessori e consiglieri regionali sardi, per il rilancio del comparto ma soprattutto confrontarsi sulle problematiche. Fari accesi dunque su un comparto che crea ricchezza e produce un prodotto unico e insostituibile – nonostante le prove e la diffusione sempre più crescente di altri materiali per la produzione di tappi (plastiche/siliconi e viti soprattutto) che come emerge da alcuni recenti dati non sfonda se è vero che il 90% dei consumatori di tutto il mondo, in media, preferisce proprio il sughero e lo associa a un vino di qualità ed eleganza. Ci vuole un buon tappo, dunque, per conservare e valorizzare un buon vino.

Il suono morbido di un sughero che viene stappato dalla bottiglia ha il suono di un uomo che sta aprendo il suo cuore.
(William S. Benwell)