Comunità energetiche rinnovabili: lavori in corso per il 13% delle PMI bresciane
Due imprese su cento stanno già lavorando per costituire una Comunità energetica rinnovabile (CER), un altro 4% sta iniziando mentre il 7% «sta cercando informazioni per muoversi operativamente». Le imprese che al momento non mostrano alcun interesse sono oltre un terzo (35%), mentre il 52% annuncia l’intenzione di informarsi. A osservare lo stato dell’arte sul mondo delle CER tra le piccole e medie imprese bresciane è un’indagine del Centro Studi Confapi Brescia, realizzata attraverso un questionario a cento associate, in prevalenza metalmeccaniche. Il livello di conoscenza delle CER è tuttavia ancora abbastanza modesto: il 60% registra una scarsa o nulla conoscenza, un altro 16% le conosce poco. Il problema, peraltro, non è solo locale: a livello nazionale – stando all’ultima mappatura relativa al maggio 2022 – le CER esistenti sono poco più di un centinaio. Il fatto che oltre la metà sia sorta però nell’anno precedente alla mappatura lascia intuire le potenzialità di tale strumento. Secondo una stima fatta dal Politecnico di Milano e illustrata in un convegno promosso proprio da Confapi, nei prossimi anni potrebbero essere costituite dalle 3 alle 6 mila comunità energetiche in Italia.
Già largamente impiegate nel Nord Europa, le comunità energetiche, grazie alla recente propulsione impressa dal quadro normativo nazionale che ne sostiene lo sviluppo, potrebbero fornire al nostro Paese un nuovo modello di cooperazione tra soggetti diversi. Imprese, attività commerciali, enti pubblici locali o cittadini privati, infatti, potrebbero collaborare per lo sviluppo di energia rinnovabile condivisa, riducendo costi delle forniture e dipendenza dalla rete nazionale.
Il 13% di piccole e medie imprese che già sta lavorando in questa direzione, sta iniziando o ha intenzione di iniziare rappresenta la punta di diamante di un tessuto produttivo che, in tempi rapidi, potrebbe essere protagonista di una trasformazione delle comunità locali, dando un contributo all’indipendenza energetica del sistema Paese.
Come è noto, nel 2022 le sollecitazioni sul fronte dei prezzi dell’energia e del gas hanno messo a dura prova le PMI, costrette a lavorare con una progressiva riduzione (in alcuni casi azzeramento) dei margini. La riduzione attuale dei prezzi dell’energia fa tirare il fiato, ma permane una profonda incertezza. In un contesto nel quale, nell’ultimo trimestre del 2022, oltre la metà (54%) delle imprese interpellate dall’indagine osserva un aumento marcato dei costi dell’energia. La strada della sostenibilità a favore delle rinnovabili è una sfida, prima ancora che ambientale, economica.
«Fermo restando che una strategia per generare stabilità e autosufficienza energetica a livello nazionale va trovata -osserva il presidente di Confapi Brescia Pierluigi Cordua -, le CER rappresentano un’opportunità da sfruttare perché possono aiutare a ridurre i costi, a stabilizzare le forniture e a propiziare la transizione energetica in una modalità più sostenibile. In questo momento la conoscenza è ancora scarsa e si sconta un ritardo oramai di diversi mesi dei decreti attuativi, senza i quali le nuove opportunità previste dalla norma sono poco sfruttabili. Come associazione ci siamo già mossi da tempo per favorire conoscenza e opportunità di questo strumento, nella convinzione che il nostro ruolo associativo sia anche quello di favorire la cultura d’impresa». Le CER introducono infatti un modello innovativo di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, che sposta lo sguardo da semplice consumatore all’idea del produttore-consumatore: «L’idea di produrre in modo delocalizzato energia rinnovabile porta diversi vantaggi – sottolinea Cordua – e potrebbe dare anche un contributo per accelerare la costruzione della necessaria infrastruttura per la mobilità elettrica».