Brescia accoglie la VI edizione del Brescia Photo Festival
Dal 24 marzo al 27 agosto 2023, Brescia accoglie la VI edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, con la curatela artistica di Renato Corsini, che propone una serie di iniziative allestite nelle più prestigiose sedi espositive della città che, nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, ruota attorno al tema Capitale, e alle aree d’azione su cui si costruisce il programma; in particolare, la cultura come cura, che reinterpreta la tradizione solidale locale, la città natura, per ridisegnare le relazioni in vista di una coesistenza sostenibile, la città dei tesori nascosti, per ripensare il rapporto con il patrimonio esistente.
Il fulcro del Brescia Photo Festival sarà il Museo di Santa Giulia che ospita, dal 24 marzo al 25 giugno 2023, una delle più importanti esposizioni mai realizzate sul mondo delle vette, dal titolo Luce della Montagna, a cura di Filippo Maggia, prodotta dalla Fondazione Brescia Musei e da Skira, in grado di analizzare l’universo iconografico della montagna attraverso le opere di quattro maestri della fotografia: Vittorio Sella, Martin Chambi, Ansel Adams, Axel Hütte.
La rassegna si presenta con una formula innovativa: non una collettiva di quattro autori, quanto un progetto composto da quattro personali che documentano, attraverso 120 immagini complessive, la loro particolare attitudine nello sviluppare una fotografia della natura montana, facendo vivere allo spettatore una esperienza unica.
Il percorso si apre idealmente con 40 scatti di Vittorio Sella (Biella, 1859-1943) che analizza il suo progressivo passaggio da una fotografia ampiamente descrittiva e documentaria a un’altra che intende interpretare e celebrare la bellezza della natura e, in particolare, le montagne: dalle Alpi e le Dolomiti, al Ruwenzori in Africa, le montagne del Caucaso, il Sikkim incuneato tra Tibet, India e Bhutan, il Karakorum himalayano, l’Alaska.
Le fotografie di Vittorio Sella rivelano una nitidezza e ricchezza di dettagli quasi impensabile considerando che furono realizzate tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento; lastre di vetro spesso preparate in loco e, nel caso delle spedizioni in Asia o Africa, dopo mesi di avvicinamento a piedi.
Tra le particolarità, la rassegna bresciana ospita una fotografia di Sella scattata dallo stesso campo base dal quale Compagnoni e Lacedelli partirono per conquistare la vetta e che usarono per tracciare la via per salire in vetta.
Di Martin Chambi (1891-1973), fotografo peruviano attivo nei primi decenni del secolo scorso, vengono presentate 40 immagini, appositamente stampate per l’appuntamento bresciano dalle lastre di vetro emulsionate originali, le stesse che venivano trasportate a dorso di mulo su e giù per le Ande, che restituiscono le prime vedute di Macchu Picchu, di Pisac, Kenko e Sacsayhuamán celate fra le Ande, ma soprattutto inquadrano la vita sociale quotidiana delle popolazioni andine in un racconto etnografico di valore inestimabile.
Le 30 magnifiche fotografie di Ansel Adams (1902-1984), maestro statunitense tra i più celebrati del Novecento, esaltano la maestosità della natura, in particolare la nuova frontiera del West americano. Realizzate intorno alla metà del secolo scorso, le immagini rivelano una natura ancora incontaminata, quasi eroica, di grande respiro, dove le montagne dominano senza incombere, al contrario paiono proteggere l’uomo, guidarlo verso il futuro e il progresso. Particolarmente curata è la tecnica realizzativa e la stampa, nonché la sua paziente lettura del tempo al fine di registrare il paesaggio nella sua forma più autentica e primitiva. Ambientalista ante litteram, Adams affermava che “ogni giorno devo scrivere ai giornali per ricordare loro l’importanza dell’ambiente e della sua difesa”.
Axel Hütte (Essen, Germania, 1951), per certi versi, rappresenta l’evoluzione e la sintesi contemporanea di Sella e Adams. Allievo di Bernd e Hilla Becher, uno dei cinque protagonisti della cosiddetta Düsseldorf Academy (con Andreas Gursky, Thomas Struth, Candida Höfer e Thomas Ruff), Hütte è un instancabile viaggiatore, grande camminatore e ciclista semiprofessionista, perfezionista dell’immagine analogica, paziente e tenace nella sua ricerca della fotografia “completa” ove ogni dettaglio deve aderire a un progetto di immagine che è innanzitutto costruito nella sua mente. Quella di Hütte è una lettura architettonica della montagna, dei suoi volumi che si collocano nello spazio, sospesi fra terra e cielo, veri e propri monumenti naturali.
Hütte offre invece delle visioni alle volte fin inquietanti, dove le vette sembrano fantasmi che aleggiano sul nostro tempo, sempre più instabile e incerto.
Al Brescia Photo Festival, Axel Hütte presenta una serie di 20 fotografie di grande formato (150×200 cm) raccolte in varie parti del mondo, come lo Yosemite Park, oltre a degli scatti inediti realizzati per l’occasione che ritraggono alcune vette delle Alpi, come l’Adamello o la Presanella. Al termine della mostra, due opere di Hütte saranno acquistate dalla Fondazione Brescia Musei per arricchire la sua collezione.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira.
Contestualmente al Brescia Photo Festival, la Pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia ospita, fino al 12 novembre, la mostra David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land, curata da Denis Curti, che presenta un’opera inedita eseguita dal celebre artista americano per Brescia e ispirata alla produzione pauperistica di Giacomo Ceruti. Il museo che conserva il più alto numero di opere di Ceruti al mondo accoglie questo scatto, accanto alla serie Jesus is my homeboy (2003), per narrare, attraverso un linguaggio nuovo e contemporaneo, le sale solitamente dedicate al pittore degli ultimi e s’insinua tra le fitte pieghe del presente, per fornirne un’interpretazione attenta e consapevole della marginalità.
Il Brescia Photo Festival sta vivendo una preziosa anteprima con la mostra di Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, GE, 1930), in corso fino al 21 maggio 2023, al Mo.Ca. – Centro delle nuove Culture.
L’esposizione Cose mai viste. Fotografie inedite, a cura di Renato Corsini, nata da un’idea di Gianni Berengo Gardin, con la ricerca iconografica di Susanna Berengo Gardin, presenta per la prima volta 120 fotografie in bianco e nero inedite e mai pubblicate di Gianni Berengo Gardin, tutte stampate per l’occasione in camera oscura e su carta ai sali d’argento, che propongono la rilettura del suo straordinario percorso, dagli anni ‘50 del secolo scorso fino a oggi, arricchendo il monumentale repertorio iconografico del Maestro con delle preziose novità.
Fotografo dal 1954, con settant’anni di carriera, Gianni Berengo Gardin è uno degli interpreti più rappresentativi del panorama italiano e internazionale. Dopo un attento lavoro di selezione, coadiuvato dalla figlia Susanna, sono riemerse una serie di immagini “nuove”, mai viste prima; fotografie all’epoca rimaste sepolte da altre o più semplicemente trascurate in quel momento.
Il percorso tocca i temi più caratteristici della sua ricerca, che spazia dall’indagine sociale alla vita quotidiana, dal mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio con scatti dal 1954 al 2019 che portano il visitatore a girare il mondo con alcuni sguardi inediti sulla realtà. Dalla Svezia a Mosca, con il fermo immagine della pesa pubblica al mercato, passando per l’immancabile Venezia, l’amata Parigi, un pellegrinaggio a El Rocío in Andalusia, si arriva fino al colpo d’occhio di un gruppo di operai che fanno ginnastica collettiva nel cantiere dell’Aeroporto di Osaka nel 1993. Accompagna la mostra un libro edito da Contrasto.
Dal 24 marzo al 18 giugno 2023, il Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana ospita la mostra Natura fragile, curata da Renato Corsini, che raccoglie 100 fotografie degli autori tra i più importanti della cronaca e del reportage italiani che descrivono la fragilità della natura che si manifesta in tutta la sua drammaticità, ovvero quando terremoti, alluvioni, mareggiate e fenomeni estremi, uniti all’imperizia dell’uomo, diventano tragedia.
L’iconografia del disastro passa attraverso il lavoro di quei professionisti che per primi si presentano sui luoghi delle sciagure e ne sanno documentare la tragicità del momento con un intento cronistico, scevro dalla speculazione sulla rappresentazione del dolore.
Il percorso espositivo si muove attraverso i luoghi delle sciagure italiane che più hanno colpito il paesaggio e l’immaginario collettivo, dalle immagini di Giuseppe Palmas durante l’alluvione del Polesine del 1951, a quelle di Giorgio Lotti che riporta alla memoria i disastri dell’Arno quando invase Firenze nel 1966, a quelle di Aldo Durazzi e di Renato Corsini scattate a seguito del terremoto del Belice nel 1968 e del Friuli nel 1976, a quelle ancora di Giorgio Salomon sulla Tempesta Vaia del 2018.
Il Brescia Photo Festival propone inoltre una serie di monografiche, allestite al Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana, dedica a maestri italiani col fine di collezionare un repertorio della fotografia italiana del Novecento.
La prima, dal titolo L’archivio ritrovato, curata da Renato Corsini, dal 3 giugno al 16 luglio 2023, indaga la ricerca di Nicola Sansone (1921 – 1988). Il fotografo napoletano fa parte di quella “schiera romana” di reporter che a partire dagli anni ’50 ha segnato una stagione di grande fermento culturale nell’ambito del fotogiornalismo italiano. Insieme ad altri protagonisti quali Caio Mario Garrubba, Antonio Sansone, Calogero Cascio e Franco Pinna, fondò l’agenzia “Realphoto” che per molto tempo produsse servizi di notevole valenza per la stampa nazionale e internazionale. Fotografo colto e socialmente impegnato, Nicola Sansone muore nel 1984 all’età di 63 anni, dopo aver compiuto viaggi, documentandoli, in tutto il mondo. Il suo archivio, custodito per decenni come “il mio tesoro nascosto” nelle amorevoli mani della figlia Lea, torna alla luce nel 2020, quando Renato Corsini ne viene a contatto organizzandolo ed interpretandolo per proporre, attraverso la realizzazione della mostra e la pubblicazione del relativo catalogo, la completezza insieme al valore artistico e storico del suo lavoro.
Il percorso espositivo di compone di fotografie, realizzate dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’60, in America, in Africa, in Giappone, in Turchia, in Thailandia, in Germania e naturalmente in Italia.
La seconda, Istanti di storia, curata da Francesca Guerisoli e Denis Curti, dal 24 giugno al 27 agosto 2023, presenta il ciclo completo di opere di Maurizio Galimberti (Como, 1956) che si ispira alla storia del Novecento e ai suoi protagonisti. L’artista rilegge la memoria collettiva attraverso 60 lavori di grande formato, costituiti da assemblaggi di istantanee fotografiche che ripropongono alcune delle immagini più iconiche degli ultimi decenni.
Galimberti seleziona fotografie di altri autori – tra le più rappresentative degli accadimenti che hanno caratterizzato il nostro passato più recente -, le fotografa più volte da prospettive differenti, le scompone e le ricompone “a mosaico”, reiterando così la loro valenza simbolica, come a voler sottolineare la forza di queste stesse immagini, il cui potere evocativo “vale più di mille parole”.
La terza, dal 22 luglio al 27 agosto 2023, la mostra I percorsi della fotografia, curata da Renato Corsini celebra Federico Garolla (Napoli, 1925 – Milano, 2012), maestro di un modo di interpretare la fotografia che, a cavallo degli anni settanta e ottanta, ha indicato la strada da seguire a tanti colleghi, la cui figura costituisce un ulteriore tassello alla narrazione di quegli autori che sono stati gli indiscussi protagonisti della storia della fotografia italiana del secondo Novecento.
L’esposizione propone fotografie in grande formato e “vintage” d’autore in grado di ripercorrere le tappe di una carriera che spazia dalla moda all’indagine sociale. Testimone preciso e attento di quello che si può definire, anche in fotografia, “periodo neorealista”, Federico Garolla si è anche espresso come ritrattista immortalando politici, registi, attori e scrittori rendendo la loro immagine una vera icona del tempo.
L’edizione 2023 del Brescia Photo Festival coinvolge anche il cinema Nuovo Eden che dedica al tema della montagna e della sua rappresentazione sei importanti appuntamenti cinematografici e svariate attività commerciali del territorio, che, insieme alle biblioteche cittadine, che metteranno a disposizione in Opac uno scaffale bibliografico con una rassegna di libri dedicati alla storia della fotografia e ai fotografi protagonisti del festival 2023, danno vita anche quest’anno al virtuoso club dei Brescia Photo Friends.
Il Brescia Photo Festival 2023 prosegue in alcune realtà della provincia bresciana.
Provaglio d’iseo (BS) celebra il concittadino e fotografo Franco Bettini, con la mostra Franco Bettini – le forme del bianco, a cura di Renato Corsini e Sara Cuccia, in programma dal 6 maggio al 2 luglio 2023 all’interno del complesso monastico di San Pietro in Lamosa. La rassegna approfondisce una delle tante tematiche che l’autore ha affrontato nei suoi percorsi creativi e che rende il suo archivio oggetto di continue scoperte. Rifacendosi ai classici della storia dell’arte, e in particolare al lavoro pittorico di Giorgio Morandi, Bettini elabora una sua ridefinizione delle nature morte del maestro, prendendone fotograficamente spunto in un gioco di partiture nelle quali il colore bianco gioca il ruolo del protagonista.
Il Comune di Marone (BS), in collaborazione con la Proloco, il Ma.Co.f – Centro della fotografia italiana e la Fondazione Brescia Musei, rende omaggio da giugno ad agosto a Lorenzo Antonio Predali (1886-1953), suo illustre concittadino che ben rappresenta la storia della fotografia italiana a cavallo tra la prima e seconda parte del Novecento.
L’Archivio Predali, curato dal nipote Roberto, recentemente scomparso, costituisce un autentico patrimonio culturale che il Comune di Marone può meritatamente vantare, avendolo acquisito nella prospettiva di una sua doverosa e voluta rivalutazione. Da un’idea progettuale di Renato Corsini, il Comune di Marone provvederà alla installazione di grandi pannelli realizzati con strutture metalliche lungo il percorso che si affaccia sul lago e nel centro storico del paese.
Anche a Concesio (BS), la Collezione Paolo VI – arte contemporanea accoglierà un progetto espositivo.
“Jamais plus la guerre”. Immagini dalla visita di Paolo VI all’ONU, 4 ottobre 1965, in programma dal 27 maggio al 14 ottobre 2023, a cura di Marisa Paderni, Elena Pala e Paolo Sacchini, è realizzato a partire dal raro materiale fotografico conservato presso gli archivi dell’Istituto Paolo VI di Concesio, centro studi internazionale sulla figura di Giovanni Battista Montini, che ricostruisce la visita di Papa Paolo VI all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York (4 ottobre 1965), anche attraverso la proiezione del video integrale del discorso da lui tenuto all’Assemblea, proveniente dagli Archivi delle Nazioni Unite.
Un momento epocale, emblematizzato dall’ormai celebre invito di Montini a rifiutare la guerra come strumento di soluzione delle dinamiche internazionali: “jamais plus les uns contre les autres, jamais, plus jamais”.
La preziosa documentazione fotografica, composta da una selezione delle centinaia di immagini scattate sia da fotografi incaricati dal Vaticano e dalle Nazioni Unite, sia – in alcuni casi – da semplici cittadini assiepati lungo le strade di New York durante il passaggio del Papa, offre testimonianza – oltre che del discorso all’Assemblea dell’ONU – anche delle numerose altre tappe di quella storica giornata: dalla partenza da Roma all’arrivo all’aeroporto “Kennedy” di New York (con alcune fotografie scattate all’interno del velivolo), dalla allocuzione nella Cattedrale di San Patrizio all’omelia durante la Messa celebrata allo Yankee Stadium, dal discorso nel Padiglione della Santa Sede presso la Fiera Mondiale (nella quale il Vaticano esponeva nientemeno che la Pietà di Michelangelo), fino alla partenza da New York e al ritorno a Roma.
Nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, il Brescia Photo Festival non poteva che ammiccare anche alla città orobica.
Bergamo e Brescia hanno individuato nella fascinazione delle alte vette una caratteristica e, insieme, un argomento d’indagine comune. Luce della Montagna passa così idealmente il testimone al Bergamo, dove l’Accademia Carrara dal 23 maggio al 3 settembre 2023 ospiterà la mostra Vette di luce. Naoki Ishikawa sulle Alpi Orobie, curata da Filippo Maggia e Maria Cristina Rodeschini, che affronterà il tema della montagna da un punto di vista pittorico, attraverso una preziosa selezione di dipinti di autori ottocenteschi del territorio, quali Ermenegildo Agazzi, Costantino Rosa, Vittore Grubicy, Camillo Galizzi, conservati in Accademia Carrara o provenienti dall’ampia collezione del CAI Bergamo. Opere antiche che entreranno in dialogo con il racconto fotografico dell’artista contemporaneo ed esperto alpinista Naoki Ishikawa, che esplorerà le Orobie per documentare in forma esperienziale fotografica il paesaggio alpino del territorio bergamasco.