Brescia è un laboratorio pedagogico: quasi seimila persone al Festival dell’educazione

Quasi 6mila persone mobilitate da 47 eventi totali e in ascolto di 114 relatori: è stata un successo inatteso, con molti eventi sold out, la prima edizione del Festival internazionale dell’educazione, dedicata alle “Comunità educative”, promossa a Brescia dal 4 all’8 ottobre da Università Cattolica del Sacro Cuore, Fondazione Brescia Musei, Fondazione Asm, Editrice La Scuola, Editrice Morcelliana, InnexHub, Fondazione Aib, con il sostegno di Fondazione Cariplo, Feralpi Group e Cassa Padana, in media partnership con Rai News24, Rai Cultura, Rai Radio1, Avvenire e Giornale di Brescia, e sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo. L’iniziativa si è chiusa domenica sera con la pièce teatrale dedicata a Rosa e Carolina Agazzi, le grandi educatrici dell’infanzia bresciane attive nella prima metà del ‘900.

«Brescia con questo festival si è riconosciuta in una storia, che parla ancora oggi alla città, ma le permette di rivolgersi a tutto il Paese, mettendo al centro l’educazione» afferma il direttore scientifico Domenico Simeone, preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, tracciando un primo bilancio della manifestazione. «La città può così, a buon diritto, considerarsi un laboratorio pedagogico per l’Italia intera e le iniziative che scaturiranno da questa prima esperienza potranno essere utili anche per offrire idee e buone pratiche a tutto il territorio nazionale».

Secondo il professor Simeone, il festival dimostra che «avviare processi che permettono alle persone di incontrarsi, discutere, confrontarsi con esperti, condividere esperienze permette di generare dinamiche positive per la costruzione di una comunità educativa». Migliaia di persone «hanno testimoniato il desiderio di aprire degli spazi di riflessione sui temi dell’educazione, di condividere progetti per il futuro».

Tra le note più positive, c’è la disponibilità di famiglie e bambini a partecipare ad attività laboratoriali, in cui costruire relazioni significative con altri nuclei familiari nel segno della cultura e dell’arte. Ma c’è anche la partecipazione attiva di molti giovani delle scuole secondarie, che hanno presentato storie originali, come nell’iniziativa dedicata alla riflessione su “Lettera a una professoressa” o nei racconti delle bellissime esperienze di Service learning all’Istituto Tartaglia. Progetti che continueranno anche in futuro.

Per questo «il festival non è finito: abbiamo gettato un seme che, sono sicuro, potrà crescere» afferma il preside. «Non solo a Brescia, ma anche nelle città e nelle regioni di chi ha partecipato all’evento». Una sfida vinta, quindi, soprattutto perché si è giocata su un terreno tutt’altro che banale. «Abbiamo invitato personaggi illustri a fare discorsi non semplici sul tema dell’educazione: hanno risposto in tanti, superando la zona di comfort, in cui il nostro tempo vorrebbe rinchiuderci, e la tentazione del disimpegno. Consapevoli, nello spirito della scuola di Barbiana, che “sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Ha vinto il coraggio di affrontare temi complessi, rimettendo in discussione anche alcuni stereotipi». Per esempio, il tema controverso della valutazione nel sistema scolastico o, grazie all’apprezzato intervento dell’accademico di Francia Roger François Gauthier, la deriva sovranista e mercatista in cui rischia di scivolare la scuola a livello mondiale. Ma anche le sfide che comporta spostare l’accento dalla trasmissione della conoscenza all’apprendimento, in un contesto di crescente complessità e incertezza, come hanno indicato nella serata inaugurale i coniugi Etienne e Beverly Wenger-Trayner. «Siamo riusciti a combinare una riflessione seria e qualificata con la necessità di raggiungere un pubblico vasto» commenta con soddisfazione il professor Simeone.

Non sono mancati, ovviamente, anche incontri per un pubblico più specializzato: dirigenti scolastici e insegnanti hanno rappresentato il 35% dei partecipanti. «Donne e uomini che hanno davvero a cuore il destino dell’educazione e della scuola del nostro Paese e non si accontentano di gestire la quotidianità ma vogliono innescare dei processi trasformativi di cambiamento» fa notare il direttore scientifico. «Siamo loro grati per questo impegno e, per riconoscere l’importanza del loro lavoro, abbiamo organizzato il festival a cavallo della Giornata internazionale dell’insegnante del 5 ottobre. Hanno sicuramente percepito di non essere soli nella loro impresa educativa, ma di avere degli alleati preziosi nelle realtà che hanno promosso questa manifestazione».

Le “cinque giornate” di Brescia hanno proposto un focus sull’educazione anche attraverso il linguaggio dello spettacolo e delle mostre, con iniziative «tutt’altro che collaterali: usando un linguaggio diverso da quello della riflessione scientifica, hanno proposto a un pubblico vasto temi rilevanti per recuperare la tradizione pedagogica della città».

E, per testimoniare che l’educazione non è l’impresa dei singoli né solo di scuola e famiglia, ma è responsabilità di tutta la comunità, non ha fatto mancare il suo contributo il mondo delle imprese, rappresentato da Fondazione Aib e InnexHub. A partire da Fabbricaperta, la giornata di Open Day di Feralpi siderurgica nell’acciaieria di Lonato, che ha accolto mille persone tra grandi e bambini, caschetto in testa, ascoltando musica e letture per ammirare tecnologia e sostenibilità applicate all’impresa. Perché anche la fabbrica, al pari degli altri attori, è una comunità formativa. Soggetto di un’alleanza che proietta Brescia come capitale dell’educazione.