Cremona Brescia. Alle origini del violino
Pinacoteca Tosio Martinengo celebra la Musica con una settimana di iniziative
grazie a un ospite d’eccezione: il violino Andrea Amati Carlo IX
affiancato da un raffinato dipinto di Gaspare Venturini, esempio del 500 padano, raffigurante Santa Cecilia, patrona dei musicisti.
In programma, dal 21 al 26 novembre, un allestimento speciale, una lezione e due concerti.
Un capolavoro di liuteria tra i capolavori della Collezione.
Un progetto Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei e Comune di Cremona, Fondazione Museo del Violino, nell’ambito del Piano di salvaguardia del saper fare liutario tradizionale cremonese sostenuto dal Ministero della Cultura.
In omaggio al violino cinquecentesco Andrea Amati Carlo IX, in prestito dal Museo del Violino di Cremona, un allestimento speciale, un dipinto del Manierismo ferrarese, una lezione e due concerti, accoglieranno il pubblico di Pinacoteca Tosio Martinengo alla scoperta delle meraviglie della liuteria, della sua storia e dei suoi protagonisti.
Due capolavori cinquecenteschi in armonia, tra pittura e musica, tra suoni e colori, per ricostruire l’atmosfera e il contesto culturale di un periodo storico nel quale il territorio lombardo, tra Brescia e Cremona, ha dato origine a un’arte unica come quella della liuteria, tramandata nei secoli e ancora oggi eccellenza italiana nel mondo.
Il violino, opera del liutaio cremonese Andrea Amati (1505 c. -1577), secondo i più recenti studi è databile al 1570. Sebbene la data sull’etichetta del liutaio Lupot, ancora conservata all’interno, indichi l’anno 1566, il matrimonio di Carlo IX con Elisabetta d’Austria, celebrato l’anno successivo, sembra essere occasione plausibile per la committenza. Appartenuto a un gruppo di 26 strumenti formato da piccoli e grandi violini, viole e violoncelli, realizzati per la casa reale francese, si disperse durante i moti della rivoluzione francese. In seguito, furono ritrovati solo nove esemplari, tra cui quello che sarà ospite della Pinacoteca, esposto in sala XII, insieme all’opera del ferrarese Gaspare Venturini (notizie dal 1576- 1593), pressoché coevo, raffigurante Santa Cecilia, patrona dei musicisti.
Il dipinto, parte della collezione Tosio Martinengo e databile al 1590 circa, è un’opera di devozione privata che raffigura la Santa secondo l’iconografia definita da Raffaello a Bologna. Rappresentata a figura intera mentre volge gli occhi al cielo e rapita dalla celeste armonia che ne promana, sfiora con la mano sinistra la tastiera di un organo, mentre ai suoi piedi giace una natura morta composta da strumenti a corda e a fiato.
Nel 2011 il restauro del dipinto di Pinacoteca, abitualmente conservato nei depositi, ha potuto restituire la piena leggibilità dell’opera, valorizzando la brillantezza della veste cromatica e la stesura preziosa e fervida, ravvivata da piccoli tocchi in punta di pennello, nel viso della Santa e nel paesaggio. L’autore, Gaspare Venturini, è attivo, tra le altre commissioni, anche nella decorazione dei soffitti di Palazzo dei Diamanti al servizio di Cesare d’Este. La sua riscoperta, all’inizio degli anni Settanta, “ne fa una delle ultime sorprese riservateci dalla fervente officina ferrarese”, secondo le parole di Daniele Benati, ed è considerato un rappresentante dell’ambiente manierista padano al quale appartenne anche, qualche decennio prima, Lattanzio Gambara e all’interno del quale nacque l’arte della liuteria.
La presenza dei due capolavori in Pinacoteca sarà per i visitatori non solo un’occasione per ammirarli ma anche un’esclusiva opportunità per ascoltare le sonorità di uno strumento tanto antico: mercoledì 22 novembre, giorno della festa di santa Cecilia, l’esposizione sarà accompagnata da un concerto. Federico Guglielmo, cui per l’occasione sarà affidato l’Amati Carlo IX, e Diego Cantalupi, alla tiorba, proporranno una ricerca musicale alle origini del repertorio solistico per violino, da pagine di compositori cremonesi e bresciani del Cinquecento alla più tarda lezione di Corelli. L’esibizione sarà preceduta da una introduzione storico liutaria a cura di Fausto Cacciatori, conservatore delle collezioni Museo del Violino.
Conclude il programma della settimana dedicata alla celebrazione della Musica, domenica 26 novembre, un concerto per clavicembalo di Tomas Gavazzi, organista e cembalista bergamasco, con musiche di Henry Purcell, Jean-Philippe Rameau, Antoine Forqueray, Johann Sebastian Bach e Georg
Friedrich Händel, in collaborazione con Settimane Barocche di Brescia, festival internazionale di musica antica.
Un progetto Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con Comune di Cremona e Fondazione Museo del Violino, nell’ambito del Piano di salvaguardia del saper fare liutario tradizionale cremonese sostenuto dal Ministero della Cultura, ospitato da Pinacoteca Tosio Martinengo che diventa teatro di ascolto, confronto e meraviglia, per invitare il pubblico a un’immersione tra le arti, attraverso le sale e i capolavori della Collezione.
La collaborazione con la città di Cremona è avviata e consolidata ormai da tempo in ambiti diversi e con ottimi risultati. Coinvolgere Cremona in questo anno straordinario di Bergamo Brescia Capitale italiana della Cultura è stato, dunque, quasi naturale, per questo motivo sono particolarmente felice che si sia trovato il modo attraverso una collaborazione di altissimo livello. Cremona, nota nel mondo per essere la Città del violino, presta a Brescia – anch’essa città di grandi liutai – uno dei suoi tesori più grandi permettendoci di apprezzarlo nella Pinacoteca Tosio Martinengo a fianco di uno dei nostri dipinti forse meno noti ma ugualmente notevoli. Infine, regalo ineguagliabile per tutti noi la possibilità di ascoltare dal vivo il violino Andrea Amati Carlo IX nel concerto di domani con Federico Guglielmo. Questo sodalizio arricchisce ulteriormente l’ultimo mese di eventi di BgBs2023 regalandoci ancora incredibili possibilità di vivere le innumerevoli anime dell’arte nella nostra città grazie ad una rete culturale sempre più stretta fra istituzioni e amministrazioni vicine.
Laura Castelletti, sindaca di Brescia
Desidero esprimere grande soddisfazione per questo importante rapporto che i nostri musei instaurano con il Museo del Violino, una eccellenza internazionale nel territorio lombardo. L’occasione di questo concerto ed esposizione più unici che rari non è soltanto il momento in cui la nostra Istituzione contribuisce a fare il punto con la grande istituzione liutaia bresciana e cremonese, ma è anche opportunità per sfoderare in questo scorcio di fine Capitale della Cultura un capolavoro normalmente non esposto. La vita dei musei si fonda sulle collaborazioni istituzionali e sulla condivisione di progettualità comuni all’insegna della multidisciplinarietà come questo è il caso.
Francesca Bazoli, presidente Fondazione Brescia Musei
Con lo straordinario concerto dedicato al Carlo IX di Andrea Amati concludiamo idealmente una grandissima stagione performativa dedicata alla Pinacoteca Tosio Martinengo, suggellata dal supporto essenziale di Fondazione Comunità Bresciana, con cui il progetto “Parnaso a Brescia” ha portato grande teatro, musica e arti coreutiche in Pinacoteca Tosio Martinengo. Un cammino biennale nel quale il “salotto delle arti” per eccellenza della nostra città, la nostra Pinacoteca ha ospitato grandi produzioni internazionali originate da progetti bresciani, come ad esempio Tre ritratti a cura del CTB – Centro Teatrale Bresciano o Rooms\Stanze a cura della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto. Chiudere in bellezza con una delle più importanti istituzioni mondiali nella liuteria, il Museo del Violino di Cremona, e un concerto del Carlo IX Amati, a circa dieci anni dall’ultima esecuzione pubblica di questo strumento, è il suggello per noi più prezioso.
Stefano Karadjov, direttore Fondazione Brescia Musei
La collaborazione tra istituzioni culturali di diverse città rappresenta da sempre un motivo di crescita per tutti. Credo infatti sia sempre più il tempo di trovare sinergie culturali per poter promuovere la conoscenza del patrimonio tra i cittadini delle diverse comunità. È questo il senso di questa collaborazione tra il Museo del Violino e Pinacoteca Tosio Martinengo nell’ambito di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura che si inserisce in un percorso più ampio che il Comune di Cremona sta portando avanti nel piano di salvaguardia del saper fare liutaio Unesco sostenuto dal Ministero della Cultura. Non si tratta quindi di una semplice esposizione e concerto ma un vero e proprio approfondimento rispetto alla tradizione liutaria cremonese e la sua capacità di parlare ancora all’oggi attraverso le sue istituzioni culturali. Ringrazio quindi tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo importante progetto, dando così un’ulteriore occasione di poter conoscere il patrimonio delle rispettive città attraverso un’iniziativa di altissimo livello culturale.
Luca Burgazzi, assessore alla Cultura Comune di Cremona
Realizzato da Andrea Amati, capostipite dei liutai, intorno al 1570, il Carlo IX è uno dei violini più antichi al mondo: per garantire la miglior conservazione dello strumento e dell’apparato decorativo, viene suonato solo in rarissime occasioni, particolarmente importanti. Ammirarlo e ascoltarlo è, dunque, esperienza speciale, unica, assoluta. Nella delicata varietà di sonorità cangianti e discrete, in ipersensibili chiaroscuri, attende che ci accostiamo a lui ed entriamo gradatamente nella sua dimensione fisica e psichica, disponendoci all’ascolto.
Alla ricostruzione di questo contesto estetico concorre l’esposizione del dipinto raffigurante Santa Cecilia, espressione della cultura padana del sedicesimo secolo. La consonanza tra le due opere echeggia quella, più ampia, tra le città di Brescia e Cremona.
Allo stesso tempo l’esposizione e il concerto si fanno ambasciatori della proposta culturale del Museo del Violino, dove è possibile scoprire la storia affascinante della liuteria cremonese attraverso l’incontro diretto con i grandi Maestri – Amati, Stradivari, Guarneri solo per citare i più noti – e i loro, seguendo una traccia equilibrata di creatività e tradizione, abilità e conoscenza che, dalle botteghe tardorinascimentali, giunge a oggi. Brevi recital con violini di Antonio Stradivari, in Auditorium Giovanni Arvedi, sono il naturale connubio alla visita delle collezioni. Si disegna così un percorso suggestivo e coinvolgente dove strumenti, suoni, profumi e immagini concorrono a dar forma a storia, sogni ed emozioni.
Virginia Villa, direttore generale della Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari Cremona