Metalmeccanica: a Brescia nel 2023 la bolletta per l’energia elettrica si attesterà a 867 milioni di euro
Le imprese bresciane attive nell’industria metalmeccanica hanno sperimentato nel 3° trimestre del 2023 un andamento negativo, in sostanziale continuità con quanto rilevato nel periodo precedente: nel dettaglio, la meccanica ha segnato una flessione dello 0,8% rispetto all’analogo periodo del 2022, mentre la metallurgia ha registrato una contrazione relativamente più contenuta (-0,5%).
A evidenziarlo è la più recente edizione dell’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Brescia su un panel di aziende associate.
La dinamica negativa nel 3° trimestre dell’anno è giustificata, in particolare, dall’inasprimento delle condizioni operative delle imprese, su cui pesa la prosecuzione della fase di debolezza del contesto macroeconomico generale, che si traduce, come sarà evidenziato di seguito, in una nuova rarefazione della domanda. Le previsioni per gli ultimi tre mesi dell’anno non sono positive: il saldo netto tra le aziende che si attendono un incremento dei volumi prodotti e quelle che invece prospettano una contrazione dell’attività è infatti negativo: -15% nella meccanica e -46% nella metallurgia.
Sempre nel 3° trimestre dell’anno, la domanda insufficiente viene indicata come il principale fattore che limita la produzione: tale elemento di criticità è stato denunciato dal 44% delle aziende meccaniche e dal 48% di quelle metallurgiche. Si tratta di numeri che non si rilevavano dal 2020, da quando il sistema economico locale stava affrontando le criticità legate al Covid-19.
“Il 2023 che volge alla conclusione si è caratterizzato per un’erosione dei costi delle materie prime e, di conseguenza, anche dei numeri a livello produttivo – commenta Gabriella Pasotti, presidente del settore Meccanica e Meccatronica di Confindustria Brescia –. Un anno che, obbiettivamente, non possiamo considerare negativo: siamo riusciti a tenere, dopo un 2022 straordinario. La vera incognita è invece rappresentata dal 2024 in arrivo, con un primo trimestre che vedrà certamente un forte calo dei volumi. Ci penalizzano quelli che sono problemi ormai ricorrenti, a partire dai prezzi dell’energia – che rimangono alti – e dagli elevati tassi d’interesse, che penalizzano gli investimenti. Anche se, sotto quest’ultimo punto di vista, abbiamo già notizie di una diminuzione dei tassi stessi nei prossimi mesi: un aspetto che certamente ci aiuterà.”
“In questo scenario di debolezza dell’economia europea, ma soprattutto tedesca, chi rischia di pagarne il prezzo potrebbe essere l’economia italiana, anche a causa del raffreddamento economico dovuto all’aumento dei tassi, che raffredda la propensione ad investimenti a medio lungo termine, tipici del settore metallurgico e siderurgico – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, presidente del settore Metallurgia, Siderurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. Le incertezze sul mercato della mobilità unite alle criticità sulle prospettive dell’auto elettrica ed i dubbi sulla sostenibilità di medio periodo del motore termico, raffreddano ulteriormente gli investimenti in tecnologie tradizionali. Quello che ci potrebbe aiutare è la consapevolezza del mercato a valle sulla sostenibilità dei nostri cicli di produzione bresciani basati sul riciclo dei materiali metallici, processi altamente sostenibili e pochissimo impattanti. La speranza di un cambio di direzione politica a livello europeo non manca, soprattutto in un momento in cui avremmo bisogno di ridisegnare un percorso di politica industriale per il rilancio del vecchio continente.”
In tale contesto, va ricordato poi come nel corso del 2023 sia, almeno in parte, rientrata l’emergenza sul fronte dei costi degli input energetici che aveva caratterizzato il 2022. Secondo le prime (e ancora provvisorie) proiezioni realizzate dal Centro Studi di Confindustria Brescia, quest’anno la bolletta per l’energia elettrica che graverà sull’industria metalmeccanica si attesterà a 867 milioni di euro, in forte ridimensionamento (-57%) da quanto sperimentato nel 2022 (2.036 milioni), ma su livelli ancora non paragonabili rispetto al 2019 (351 milioni, +147%), tutto ciò nonostante gli ingenti sforzi compiuti dal settore produttivo locale sul versante del risparmio e dell’efficientamento energetico. A riguardo va poi ricordato che le nostre aziende scontano sistematicamente un gap di competitività con le realtà dei principali Paesi europei, tutti caratterizzati da quotazioni dell’energia elettrica nettamente inferiori rispetto alla media italiana e da politiche industriali particolarmente favorevoli al sistema delle imprese: il prezzo medio dell’energia elettrica rilevato a novembre di quest’anno in Italia (122 €/MWh) è infatti risultato ampiamente più elevato di quanto registrato in Germania (91 €/MWh), in Francia (89 €/MWh), in Spagna (63 €/MWh) e nell’Area Scandinava (75 €/MWh).
Nel trimestre estivo si è poi assistito a un ulteriore assestamento delle tensioni riscontrate per quanto riguarda gli inediti incrementi dei costi di acquisto delle materie prime e dei semilavorati sperimentati fra il 2021 e il 2022. Tra le aziende della meccanica, tali oneri sono diminuiti dello 0,5% sul periodo precedente, mentre tra le realtà della metallurgia il ribasso è stato più intenso (-3,5%). Va tuttavia rilevato che ancora non si assiste a una reale inversione di tendenza e che la perdita di marginalità cumulata a partire dal 3° trimestre 2020 è senza precedenti: nella meccanica i prezzi di vendita sono cresciuti del 32%, contro +173% dei costi di acquisto, nella metallurgia i prezzi di vendita hanno subito un incremento del 38%, contro +61% dei costi di acquisto. Tali dinamiche appaiono coerenti con l’evoluzione delle quotazioni delle principali materie prime utilizzate nei processi produttivi dalle imprese metalmeccaniche locali: a titolo d’esempio, il valore medio rilevato a novembre 2023 dell’indice LMEX, che racchiude in un solo valore le quotazioni dei principali metalli non ferrosi scambiati alla borsa di Londra (alluminio, nichel, piombo, rame, stagno e zinco) si caratterizza per una flessione del 30% circa dai massimi storici sperimentati nella primavera del 2022. Allo stesso tempo va ricordato come le quotazioni attuali siano ancora particolarmente elevate (+22%) nel confronto con la media del biennio 2018-2019, preso a riferimento come la “normalità pre-Covid”. Considerazioni nel complesso analoghe riguardano il rottame ferroso, utilizzato nelle produzioni siderurgiche a forno elettrico, i cui prezzi medi rilevati lo scorso novembre risultano in contrazione del 40% dai massimi assoluti raggiunti ad aprile 2022, pur segnando ancora un +28% nei confronti del valore medio rilevato negli anni 2018-2019.
Le difficoltà di questi mesi stanno provocando un incremento del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (CIG) da parte delle imprese metalmeccaniche bresciane: le ore autorizzate fra gennaio e ottobre del 2023 sono infatti cresciute del 66% rispetto all’analogo periodo 2022, passando da 7,3 milioni a 12,2 milioni. In particolare, la componente ordinaria è aumentata del 107% (da 4,2 a 8,8 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha evidenziato un aumento più contenuto (+11%, da 3,1 a 3,5 milioni di ore). Il confronto con il 2019 mostra una crescita del 210% (sintesi di un +449% della CIGO e di un +48% della CIGS). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nei primi dieci mesi del 2023 le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 2.200, contro le 1.200 del 2022 e le 1.000 del 2019.
Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con circa 104 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (15 mila addetti) e i prodotti in metallo (42 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (30 mila addetti) e in ottava posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 8 mila addetti).