Confapi Brescia: la strada coraggiosa che l’Europa può prendere sull’industria

C’è un concetto chiave che è emerso dal discorso di re-insediamento di Ursula von der Leyen il 18 luglio scorso a Strasburgo: la maggioranza dell’Europarlamento ha forse colto la necessità di mettere l’industria al centro. La presidente della Commissione, riconfermata con 401 voti su 720 dal Parlamento Europeo, ha messo a terra un’ampia agenda economica che mette al centro, giocoforza, strategie industriali. «Lo si capisce, ad esempio, sulla Difesa, mondo su cui la parola d’ordine è _turbocharge, _“sovraccaricare” bilanci, investimenti, commesse» evidenzia Andrea Muratore, analista Confapi Brescia. Ma, ancora di più, «lo si nota guardando alla complessa architettura del Green Deal, che la leader popolare ha promosso come da rilanciare per incassare l’ingresso dei Verdi in maggioranza, ma che il Partito Popolare Europeo e il Partito Socialista Europeo, assieme ai Liberali di Renew Europe, hanno avviato nella Commissione negli ultimi cinque anni».

 

Il programma della coalizione, ricorda Muratore, «non parla più, ad esempio, di un ambientalismo irenico, ma cita l’industria e la produzione economica». Si fa riferimento alla necessità di sviluppare un Clean Industrial Deal fondato su «filiere, caccia alle materie prime critiche, risposta ai sussidi a pioggia dell’amministrazione Biden contenuti nell’Inflation Reduction Act». La lotta ai cambiamenti climatici? «Viene presentata in un’ottica di sicurezza e la neutralità climatica identificata come un obiettivo economico oltre che ambientale» continua l’analista.

 

Ma, soprattutto, continua Muratore «c’è un concetto chiave che von der Leyen ha ribadito e che lascia ben sperare ovvero quello della neutralità tecnologica da intendersi come non preferenza esplicita tra una tecnologia e l’altra nella ricerca di un obiettivo sistemico di matrice economico-ambientale». Parole significative se rapportate al nodo della svolta al 100% elettrico sull’automotive nel 2035 su cui von der Leyen non ha parlato nettamente, ma sul quale delle riflessioni si faranno. Il programma della Commissione prevede esplicitamente che sull’auto è doveroso un approccio tecnologicamente neutrale, in cui i carburanti elettrici avranno un ruolo da svolgere attraverso una modifica mirata del regolamento come parte della revisione prevista».

Risulta chiara a colpo d’occhio la salienza di tale dossier per l’industria italiana, lombarda, bresciana e, dunque, la presa di consapevolezza del fatto che, come ricorda Muratore, «Roma e i suoi rappresentanti, giocando in sinergia con i corpi intermedi, possono contribuire a sensibilizzare l’Europa sull’importanza dell’industria e di evitare la desertificazione produttiva».

 

L’Europa necessita del coraggio di capire che, per contare nel mondo, servirà dominare industrialmente le filiere che si sviluppano. Gli operatori devono ricordare che, per agire locale nei propri mercati, serve pensare globale. Ovvero alla grande agenda comunitaria. Oggi chiamata a «rinnovarsi in nome del progresso economico e della sicurezza. Con la stella polare di un sano pragmatismo che serve ora più che mai», conclude l’analista.