I medici di famiglia asse portante del Servizio Sanitario Nazionale

La rubrica Dataroom a cura di Milena Gabanelli e Simona Ravizza dell’edizione del 28.10.2024 del Corriere della Sera era così intitolata: “Medici di famiglia. La lobby degli interessi”.

 

Basandosi su una dichiarazione di un esponente sindacale, che proponeva forme di attività privata libero professionale da parte dei Medici di Medicina Generale (MMG) e sull’interpretazione di un progetto ENPAM di sostegno alla realizzazione di Case di Comunità spoke gestite direttamente da MMG con l’apporto di una società cooperativa, si concludeva per una svolta di tutta (?) la categoria verso una sanità privata, da affiancare al ruolo istituzionale della medicina di famiglia nell’ambito della convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

L’Ordine non ha titolo per entrare nel merito di posizioni sindacali del tutto legittime, indipendentemente dalla condivisibilità o meno di talune proposte. Certamente queste organizzazioni avranno modi e tempi per rispondere, come riterranno più opportuno, alle conclusioni dell’articolo.

Dall’esperienza sul campo e dai dati di vari sondaggi sul gradimento elevato dei MMG da parte dei pazienti, non ci risulta questa nuova vocazione privatistica generalizzata della categoria.

Anzi, dal nostro osservatorio rileviamo che sono tanti i medici di famiglia che credono profondamente nel SSN quale strumento essenziale ed irrinunciabile di tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo”. Di nuovo, sono tanti i medici che hanno creduto e credono nel ruolo alto della funzione della medicina territoriale. E lo dimostrano con il loro lavoro quotidiano che testardamente, nonostante la burocrazia soffocante, la scarsità quasi insostenibile delle risorse tecnologiche ed umane, si basa ancora e sempre sull’incontro e sul prendersi cura del malato.

Una testimonianza di impegno professionale è l’elevata partecipazione all’aggiornamento proposto da questo Ordine sui temi propri della Medicina Generale, come la medicina di iniziativa e la malattia cronica.

Aggiornamento che si basa sul lavoro in team, l’integrazione fra territorio e ospedale e l’indispensabile relazione con il sociale, coinvolgendo le istituzioni sanitarie della nostra provincia. Situazioni che stentano tuttora a costituire l’asse centrale di una sempre più necessaria riforma della sanità nel suo complesso e non solo della medicina del territorio.

Forse non tutti i medici vivono la realtà professionale con questo spirito.

Ed allora, per un maggior coinvolgimento dei professionisti, è indispensabile che gli stessi si mettano in gioco, con disponibilità, ad essere valutati sulla qualità stessa della professione.

Valutazione non burocratica o esclusivamente economica, ma basata su indicatori di risultato, nell’ambito di percorsi di prevenzione, diagnosi e cura, d’intesa con altri professionisti sanitari e con le istituzioni preposte alla tutela della salute delle comunità.

Questa è una prospettiva, ancora dal nostro punto di osservazione, condivisa dalla stragrande maggioranza dei medici del territorio e non solo.

 

Ottavio Di Stefano
per Il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Brescia