Restaurato l’arlecchino ottocentesco del Teatro Grande

Oltre all’attività di spettacolo, la Fondazione del Teatro Grande è impegnata ogni anno nella conservazione e manutenzione del Teatro Grande, riconosciuto da oltre 100 anni dallo Stato italiano bene di rilevante interesse storico artistico.

Nell’estate del 2024, in occasione dell’interruzione estiva dell’attività di spettacolo sul palcoscenico, la Fondazione si è dedicata al restauro dell’arlecchino armato della Sala Grande, parte dell’arcoscenico della Sala, precedentemente fisso e ora dotato di un sistema di movimentazione che consente di poter intervenire periodicamente alla sua manutenzione.

L’intervento di restauro – avvenuto sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia – ha permesso di ridare vita al grande elemento decorativo posto al di sopra del boccascena e, contestualmente, di intervenire sul suo stato di conservazione.

L’arlecchino, di epoca ottocentesca e realizzato con una tela di lino lisciata con gesso e colla di coniglio successivamente dipinta di color rosso bordeaux acceso, supporta un sistema di decorazioni dorate in gesso e in cartapesta, pendagli in legno di pioppo e nappe in cartapesta, per un peso complessivo di circa 400 kg.

Il suo fissaggio diretto al boccascena, probabilmente avvenuto nel corso del Novecento, non aveva più permesso di eseguire una corretta manutenzione dell’intera struttura che negli anni si era profondamente degradata, comportando anche il cedimento del tessuto, la rottura di alcune cuciture, la perdita di numerosi pendagli e lo sgretolamento di alcuni elementi in cartapesta, oltre che il distacco della doratura superficiale.

Al fine di garantire l’integrità e la messa in sicurezza dell’arlecchino, propedeutica alla necessaria movimentazione per il proseguimento del restauro, la prima fase dell’intervento ha previsto il rinforzo del telaio ligneo strutturale attraverso l’installazione di un sistema di elementi diagonali in legno di pino, stessa essenza della struttura originale.

I lavori sono proseguiti quindi con un importante intervento di pulitura mediante l’utilizzo di pennelli, aspiratori e spugne siliconiche, prodotti tensioattivi in soluzione con acqua demineralizzata e di salica sintetica con interposizione di carta giapponese per non danneggiare la pellicola pittorica originaria durante l’operazione di tamponatura. Dopo un preconsolidamento della pellicola pittorica, realizzato con alghe funori in soluzione acquosa, si è proceduto con il consolidamento corticale della superficie della tela e la successiva stuccatura delle lacune dello strato pittorico, seguiti da una reintegrazione mimetica delle lacune degli strati pittorici utilizzando, a velature, colori ad acquarello con la finalità di ricostituire il tessuto cromatico in corrispondenza delle abrasioni e delle gore distribuite sulla superficie del tessuto.

Le decorazioni in gesso e cartapesta, rimaneggiate in un periodo successivo alla realizzazione, non erano coerenti con quelle originarie e ove possibile sono state recuperate alcune porzioni di decorazioni originali, preservate dalla Fondazione nel corso degli anni. Alcune porzioni mancanti, invece, sono state ricostruite utilizzando polpa di cellulosa e sono state fissate alle porzioni superstiti mediante colle acriliche: in corrispondenza delle giunture più delicate è stata inserita anche una velina per garantirne il collegamento.

Al fine di minimizzare l’impatto delle lacune delle superfici dorate e mantenendo un approccio conservativo, sono state utilizzate a riempimento delle cere da doratura di colore oro leggermente più freddo rispetto a quello della foglia d’oro originale, in modo tale da consentire a un occhio esperto di percepire la leggibilità dell’intervento, garantendo un impatto visivo omogeneo.

Le nappe in cartapesta e corda sono state smontate, pulite, restaurate con la stessa metodologia e riappese alla struttura lignea retrostante con filo dorato. L’unica nappa mancante è stata ricostruita dai restauratori mediante l’utilizzo di uno stampo in gomma siliconica modellato sulle esistenti.

I circa 300 pendagli dorati appesi all’estremità inferiore dell’arlecchino sono stati anch’essi smontati e disposti accuratamente sui piani di lavoro per poter essere puliti, lucidati e restaurati; per le lacune della doratura e per i nuovi pendagli – realizzati al tornio con legno di pioppo – sono state utilizzate le medesime cere delle decorazioni in cartapesta.

Il progetto ha previsto in ultima fase l’installazione di un sistema di movimentazione manuale costituito da un argano e sei carrucole che consentiranno negli anni a venire di poter manutenere l’elemento senza ricorrere all’installazione di ponteggi.

La Fondazione del Teatro Grande ha affidato i lavori di restauro dell’arlecchino ottocentesco alla Ditta Lithos srl di Venezia e la meccanica per la movimentazione alla ditta Decima srl di Padova. Il progetto e la direzione dei lavori sono stati curati dallo Studio Berlucchi di Brescia.