CNA, le aspettative delle imprese per il 2025
Preoccupazione. Mista a pessimismo. Anche quando i conti vanno bene. Questa l’opinione delle piccole imprese italiane quale scaturisce dalla indagine dedicata a “Le aspettative delle imprese per il 2025”, condotta dall’Area studi e ricerche della CNA. Il 53,1% delle imprese artigiane, micro e piccole coinvolte nell’indagine prova difficoltà a formulare una previsione sull’andamento futuro dell’economia italiana. In Lombardia, la percentuale sale al 54,55%.
Una difficoltà dovuta al moltiplicarsi delle variabili soprattutto geopolitiche e geoeconomiche che, peraltro, stanno costringendo da tempo anche istituzioni autorevoli come la Banca d’Italia a rivedere frequentemente le previsioni sull’andamento dell’economia. Tra le imprese che si sono fatte una idea più precisa, il 28,10% delle imprese lombarde che hanno risposto ipotizza un 2025 difficile e caratterizzato da un peggioramento della situazione e solo il 17,3% degli intervistati è ottimista. Il pessimismo è ancora più diffuso quando dall’andamento economico complessivo si concentra la visione sulla propria impresa. Su questo fronte cresce infatti non solo la quota di incerti sul proprio futuro (riguarda il 54,5% degli intervistati) ma anche di quanti prevedono dodici mesi insoddisfacenti per le imprese (31,4%) rispetto a un risicato 10% di fiduciosi, secondo cui il 2025 andrà meglio del 2024. Non si tratta di sensazioni. Il dato complessivamente negativo nasce da una convergenza di elementi. Dal fatturato alla quota di esportazioni, dall’occupazione agli investimenti le previsioni hanno tutte un segno meno davanti. Nell’ordine la differenza tra risposte negative e positive segna una predominanza di saldo negativo del 34,21% per quanto riguarda gli investimenti, del 14,04% per l’occupazione, del 19,07% per l’export, del 17,35% per il fatturato totale. Nel complesso raggiunge il 42% la quota di imprese, che hanno partecipato alla indagine a livello nazionale decise a ridurre la spesa per gli investimenti e l’occupazione. Scelte pericolose perché fermare gli investimenti è rischioso, in una fase caratterizzata dall’introduzione massiccia di nuove tecnologie, e ridurre gli organici potrebbe aggravare il problema del reperimento di professionalità, già sentito ora, se il ciclo economico dovesse rafforzarsi.
“L’anno non parte con le migliori premesse. Instabilità politica a livello internazionale, costo delle materie prime, costo del lavoro sono i fattori più temuti dalle imprese lombarde che hanno partecipato all’indagine – commenta Eleonora Rigotti, presidente CNA Brescia –. Tra le materie prime, un capitolo importante è rappresentato dal costo dell’energia, che sta pesando anche sulla Germania e, di riflesso, anche sul nostro territorio. A questo si aggiunge la difficoltà nel reperire manodopera, l’abusivismo e la mancanza di politiche pubbliche di sostegno dell’economia. Sono criticità note, alcune non dipendono direttamente dal nostro Paese, mentre su altre si può intervenire con misure e politiche mirate. Ad esempio, sull’abusivismo così come sul mismatch, la nostra associazione è impegnata da tempo. D’altro canto, quasi il 60% delle imprese lombarde ritiene che un fattore positivo potrebbe essere il miglioramento del quadro economico internazionale. In questo senso, le notizie sulla tregua di Gaza, a cui speriamo segua presto la fine della guerra in Ucraina, aprono uno spiraglio, innanzitutto sul fronte umano, perché in questi mesi abbiamo assistito a troppa sofferenza. La tregua potrebbe dare il via anche alla ripresa di alcuni settori economici che per noi sono trainanti, perché riguardano filiere estese, come quella della siderurgia o dell’automotive, che coinvolge tante piccole e medie imprese”.