Bergamo Film Meting omaggia il cinema del regista polacco Wojciech Jerzy Has, nel centenario della sua nascita
In occasione del centenario della nascita di Wojciech Jerzy Has (1° aprile 1925 – 3 ottobre 2020) la 43a edizione di Bergamo Film Meeting, in programma dall’8 al 16 marzo, omaggia il regista polacco, autore tra i più visionari e rappresentativi della “scuola polacca”. Ad Has è inoltre dedicata l’immagine di questa edizione del Festival, realizzata dallo studio di comunicazione visiva e graphic design Studio Suq.
Significativo è il grande amore nutrito per lui da Martin Scorsese, che ha voluto sostenere il restauro delle sue opere, in particolare de Il manoscritto trovato a Saragozza (1964), considerato dal regista americano uno dei capisaldi della produzione artistica e cinematografica del secolo scorso. Nell’apprezzamento si sono uniti Luís Buñuel, Jerry Garcia, David Lynch, Martin Scorsese e Francis Ford Coppola.
Wojciech Jerzy Has nasce a Cracovia il 1° aprile 1925. Tra il 1945 e il 1957 studia pittura all’Akademia Sztuk Pięknych (Accademia di Belle Arti) e regia all’Instytut Filmowy (Istituto di cinematografia). Nel 1946 lavora come aiuto regista negli studi cinematografici di Łódź, mentre tra il 1947 e il 1950 è attivo presso la Wytwórni Filmów Dokumentalnych (Studi di film documentari) di Varsavia. A partire dal 1950 fino al 1955, lavora alla Wytwórni Filmów Oświatowych (Studi di film didattici) di Łódź, girando una decina di film educativi, soprattutto sul mondo industriale.
Nel 1957 debutta con il lungometraggio Pętla (Il cappio), tratto dal romanzo di Marek Hłasko: il film narra il percorso esistenziale di un alcolizzato, senza però lo stile realistico dello scrittore, ma con un espressionismo che suggerisce le proiezioni mentali del protagonista.
Esponente della “scuola polacca”, caratterizzata dall’interesse per il problema nazionale e portatrice di un cinema intimo e personale, Has sceglie di non approfondire le tematiche sociali o morali, ma, artista dalla vena surreale e fantastica, elabora in maniera del tutto personale gli argomenti dominanti tra i registi della sua generazione, conducendo i protagonisti dei suoi film verso una strada di non ritorno, in un territorio al confine tra realtà e immaginazione. Fu sempre affascinato dai progetti destinati a non essere realizzati, dagli individui che si oppongono inutilmente agli avvenimenti, dai tempi che non possono ritornare. Pożegnania (Gli addii, 1958), premiato al Festival di Locarno, è tratto dal romanzo di Stanisław Dygat e racconta di un intellettuale frustrato, che assume un comportamento annoiato e distaccato per dissimulare il proprio fallimento. Has torna poi sul tema degli intellettuali velleitari in Wspólny pokój (Camera comune, 1959).
Negli anni Sessanta il cinema polacco inizia ad allontanarsi dall’impegno morale dei primi anni del dopoguerra e le tematiche divengono più personali. Ciò si riflette in Rozstanie (Separazione, 1960), dal racconto di Jadwiga Żlylińska. Premiato dai critici polacchi, Rozstanie racconta di una donna che ritorna per pochi giorni nella piccola città dov’è nata. Lo sguardo del regista risulta rivolto al passato anche in film di ambientazione moderna come Złoto (L’oro, 1961), sulla vita degli operai di un grande complesso industriale e Jak być kochaną (Come essere amata, 1962), dal romanzo di Kazimierz Brandys, dove un’attrice in viaggio su un aereo ricorda le sofferenze subite sotto l’occupazione tedesca.
Rękopis znaleziony w Saragossie (Il manoscritto trovato a Saragozza, 1964) è forse il film più famoso di Has e sicuramente quello che lo ha reso noto in Occidente. Superproduzione storica, Il manoscritto trovato a Saragozza è un originale adattamento del romanzo Manuscrit trouvé à Saragosse dello scrittore polacco Jan Potocki. La storia è ambientata in epoca napoleonica e vede protagonista il capitano della guardia reale Alfons van Worden (interpretato da Zbigniew Cybulski, l’attore prediletto da Has) che vive incredibili e affascinanti avventure durante i suoi viaggi dall’Andalusia a Madrid. In seguito, realizza Szyfry (Codici cifrati, 1966), la storia di un padre alla ricerca del figlio nella Polonia post-bellica, una ricerca che gli permette di fare i conti con sé stesso. Nel 1973, Has si aggiudica il Premio della giuria al Festival di Cannes con Sanatorium pod klepsydrą (La clessidra), tratto dal ciclo di racconti dell’ebreo Bruno Schulz, uno dei maggiori scrittori europei del novecento, purtroppo vittima dell’odio razziale nazista. Il film è il ritratto di una comunità ebraica del sud della Polonia: il protagonista arriva in un ospedale, dove incontra il padre morto da tempo, rivive quel che ha già vissuto, ma quando torna al villaggio trova che tutto è stato distrutto per sempre e ormai quel popolo non esiste più. I temi della morte e del senso della vita caratterizzano anche i successivi film di Has: Nieciekawa historia (Una storia noiosa, 1982); Pismak (Lo scribacchino, 1984); Osobisty pamiętnik grzesznika (Diario intimo di un peccatore scritto da lui stesso, 1985) e Niezwykła podróż Baltazara Kobera (Le tribolazioni di Balthasar Kober, 1988).
Dal 1974 Has è insegnante di regia alla scuola di cinema di Łódź, dove dirige l’unità produttiva Rondo (Tesa) e di cui è rettore dal 1990 al 1996. Has muore a Łódź il 3 ottobre 2000.
L’omaggio a Wojciech Jerzy Has è realizzato in collaborazione con l’Istituto Polacco di Roma.
I film dell’omaggio
Pętla (Il cappio, 1957)
Pożegnania (Gli addii, 1958)
Rozstanie (Separazione, 1960)
Jak być kochaną (Come essere amata, 1962)
Rękopis znaleziony w Saragossie (Il manoscritto trovato a Saragozza, 1964)
Szyfry (Codici cifrati, 1966)
Sanatorium pod klepsydrą (La clessidra, 1973)