“I fili delle parole” per la giornata della lingua madre
Fiabe, storie e miti nelle nuove lingue dell’Italia contemporanea raccontati, cantati e giocati da
Abderrahim El Hadiri, Abibatou Gaye, Marcelo Sola, Valbona Xibri
ideazione e coordinamento artistico Claudio Simeone
scena e luci Elena Guitti
collaborazione Cati Cristini, Tiziana Gardoni
Quattro stanze e quattro storie per piccoli e per grandi, raccontate in lingua originale. in lingua wolof
IL NINKI NANKA. Una leggenda. In Mali, in Senegal e in altri paesi dell’Africa occidentale si dice che un mostro leggendario vive nelle paludi, appare, si dilegua e scompare con estrema rapidità. È un essere gigantesco e spaventoso, con un corpo massiccio e scuro, una testa piena di scaglie come un drago e una grande bocca che sputa tremende lingue di fuoco. Può ipnotizzare un umano e ucciderlo a distanza, e rapire i bambini disobbedienti. Pare che solo il gobbo sconfisse il Ninki Nanka e, portandone la coda al re, ottenne in cambio la mano della principessa.
in lingua portoghese
L’ARCA. Il disco. Una volta la musica si sentiva su dischi a 45 e a 33 giri. Si chiamavano ‘album’ e si suonavano sul ‘giradischi’ o sulla ‘fonovaligia’. L’Arca è uno di questi album, contiene le canzoni scritte negli anni 70 da Vinicius del Moraes per raccontare del diluvio, e soprattutto degli animali che prendono posto sulla grande imbarcazione. La storia narra che queste canzoni nacquero proprio durante l’interminabile navigazione, quando due topolini, Vin e Tom (i musicisti Vinicius De Moraes e Tom Jobim), per vincere la noia, organizzarono un grande festival canoro.
in lingua araba
IL SUONO E LE PAROLE. Racconti e racconti. “Dum” e “Tak” sono le parole che indicano Il suono della darbuka. “Dum” è il tono basso e profondo creato colpendo il centro della pelle. “Tak” è il suono leggero del colpo sul bordo dello strumento. Sono solo due suoni, ma accavallati e
intrecciati creano ritmi infiniti. Così come nella lingua araba dove, con solo 28 lettere dai toni bassi, forti o tenui, si possono creare sconfinate vibrazioni, poesie e atmosfere. E basta sedersi su un cuscino e ascoltare per essere trasportati in un mondo di magia e meraviglia.
in lingua albanese
DORUNTINA E KOSTANDINO. Una ballata. Nel cuore delle terre albanesi, dove le parole sono
legate al destino, nasce una promessa che sfida il tempo e la morte. Un figlio, il più giovane, giura alla madre di riportarle la sorella, viva o morta. Una ‘balada’ di coraggio e devozione, dove l’onore della promessa si intreccia al filo sottile della vita. L’azione si sviluppa a due metri dagli spettatori, attraverso un teatrino rotante su cui i personaggi danzano in un gioco di movimento in 3D rendendo viva la magia di questa antica leggenda.
Spettatori e spettatrici, riuniti in quattro gruppi, si avvicenderanno a rotazione nelle stanze in cui le storie verranno rappresentate quattro volte. La durata dello spettacolo è di circa 60 minuti.
Sabato 22 febbraio alle 15.45, nell’ambito del progetto “Centro per la famiglia FAMILY POLO”, in occasione della giornata della lingua madre, Cicogneteatro propone “IL FILO DELLE PAROLE”.
Lo spettacolo, per piccoli e grandi, sarà presentato nella ludoteca ‘Ludo.net’ in via Cimabue 16/b. In quattro spazi diversi, quattro artisti Abderrahim El Hadiri, Abibatou Gaye, Marcelo Sola e Valbona Xibri, con il coordinamento artistico di Claudio Simeone, presenteranno ballate, fiabe, miti e canzoni dei loro paesi d’origine alternando la lingua italiana a parole e sonorità della loro lingua madre.
ll pubblico, suddiviso in quattro piccoli gruppi, parteciperà allo spettacolo spostandosi a rotazione nelle varie stanze dove ogni storia verrà rappresentata più volte.
Una nota sullo spettacolo
Parlare di lingua madre significa parlare dei diritti fondamentali delle persone.
Ma l’importanza della lingua madre non si esaurisce sul piano sociale e civile, la lingua madre è la lingua del cuore, delle emozioni e degli affetti primari.
“Parlare a qualcuno in una lingua che comprende, consente di raggiungere il suo cervello. Parlargli nella sua lingua madre significa raggiungere il suo cuore”. Affermava Nelson Mandela.
Per un bambino è la lingua delle prime esperienze culturali, dei giochi, delle ninne nanne, della complicità e dei racconti. Contiene parole che sussurrano, consolano, sgridano, rassicurano, insegnano e influenzano profondamente la sua storia e l’immagine del mondo che grazie ad esse si costruisce.
Per un adulto non è soltanto la lingua dei ricordi e della nostalgia, è soprattutto la lingua intima
delle relazioni e dei fatti quotidiani, quella che fa sentire a casa anche lontano da casa. “Certe cose succedono solo in dialetto” affermava il grande poeta romagnolo Raffaello Baldini. “Certe cose succedono solo nella lingua madre” potremmo dire noi.
Allora in questa giornata abbiamo pensato a racconti, a storielle per i più piccoli, ma buone anche
per i grandi perché in un’ora di parole, gioco e musica, potranno ascoltare nuovamente
qualcosa di già sentito anni prima, da un’altra parte del mondo.
E per tutti, per tutte sarà la possibilità di immergersi in suoni, echi di parole comprensibili magari soltanto in parte grazie alla magia della scena.
Così, in lingua Wolof ascolteremo la leggenda del Ninki Nanka, il terribile mostro protagonista di sogni e incubi di bambine e bambini dell’Africa Occidentale. Seguiremo la storia di chi riuscì a sconfiggerlo e lo vedremo sulla scena in una grande scultura realizzata con centinaia di bottiglie di plastica.
In Portoghese torneremo negli anni Settanta, con Vinicius de Moraes, le sue poesie e le
filastrocche musicali in cui racconta di come i topolini Vin e Tom (i musicisti Vinicius De Moraes e Tom Jobim), per vincere la noia dell’interminabile navigazione sull’arca di Noè, organizzarono un grande festival canoro.
Il suono della darbuca, “Dum” e “Tak” le parole che ne indicano il timbro, darà l’avvio a racconti in lingua araba. Con solo 28 lettere dai toni bassi, forti o tenui e aspri, si creeranno sconfinate vibrazioni, poesie e atmosfere. E basterà sedersi su un cuscino e ascoltare per essere trasportati in un mondo di magia e meraviglia.
Nella lingua albanese, nasce una ‘balada’, una ballata che racconta di una promessa capace di sfidare il tempo e la morte: c’è una guerra sanguinosa, e un figlio giura alla madre di riportare a casa la sorella. Una storia di coraggio e devozione, giocata con piccole figurine su un teatrino rotante dove i personaggi danzano rendendo viva la magia di questa antica leggenda.