Poste Italiane, trattamento discriminatorio dei lavoratori con Contratto a Tempo Determinato

[Comunicato stampa a cura di SLG-CUB Poste] – Purtroppo, la storia di Poste Italiane non si racconta solo attraverso pubblicazioni pubblicitarie immaginifiche o comunicazioni padronali, per quanto ben costruite e diffuse attraverso mass-media e canali interni propri (TG Poste, Poste news), che espongono puntualmente e assiduamente una magnificata, teatrale quanto fantasiosa realtà di generalizzato benessere del personale e di rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici.

Infatti, come questo sindacato segnala, da anni, la riduzione speculativa del personale (tagliato dalle 222mila unità, del 1994, alle 110mila, del 2024) ha conseguito l’instaurazione permanente di una inaudita carenza strutturale di organico stabile, con conseguenze molto dannose, per tutti, tra cui l’introduzione dell’incivile sistema di consegna della posta “a giorni alterni e rarefatti”, dal 2016, e l’eliminazione di 1.900 uffici postali.

Ciò è causa di un presidio territoriale deficitario e di un maggior degrado del servizio pubblico universale.

Tali conseguenze sono anche più gravi, per i lavoratori e le lavoratrici, se si considera l’aumento dello stress, delle malattie e degli infortuni, tra il personale stabile, in rapporto alle forze effettive, a cui fa il paio l’aumento delle dimissioni volontarie, tra chi non regge più le insostenibili condizioni subite.

Ancor peggio è per i lavoratori precari, soggetti molto più deboli e ricattabili, assunti con contratti a tempo determinato, su cui l’azienda ha formato l’ossatura “strategica” per l’aumento degli “utili” economici aziendali.

Perciò, negli anni, con denunce pubbliche e incontri con realtà istituzionali, in più città, la scrivente ha sempre sostenuto la legittima battaglia dei lavoratori precari, per la loro stabilizzazione negli organici di Poste Italiane. Nel 2023, alla notizia di lavoratori ctd non retribuiti per il lavoro svolto oltre le ore ordinarie, ha segnalato il fatto al Ministero del Lavoro e delle P.S., all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, all’INPS e all’INAIL, paventando loro che si potesse trattare di un fenomeno diffuso e chiedendo di verificarne l’ampiezza. (Allegato 1)

Tuttavia, ancora, il 19 febbraio scorso, si apprende dalla stampa della notizia di un giovane lavoratore precario che ha totalizzato 290 ore di lavoro, svolte oltre l’orario ordinario, non retribuite.

A titolo esemplificativo, si veda https://www.gazzettasarda.com/contenuto/0/11/637295/poste-italiane-il-prezzo-della-stabilizzazione-precario-rinuncia-a-290-ore-di-straordinario-non-pagato#google_vignette (Allegato 2)

Pertanto, senza entrare qui negli aspetti di legalità particolare, ma, a solo titolo di legittimo interesse sindacale, la scrivente si rivolge alle Eccellenze Loro, in quanto l’esistenza di un contesto generatore di ingiustizie e di disparità di trattamento, lede profondamente, come è noto, principi basilari già riconosciuti e indicati dalla legge di Costituzione della Repubblica Italiana, per la cui applicazione chiede di valutare ogni competente e possibile richiamo e intervento persuasivo, atto a tutelare la dignità dei giovani lavoratori precari assunti con contratti a tempo determinato alle dipendenze di Poste Italiane, nel loro diritto all’eguaglianza e al lavoro.