Brescia, occupazione a livelli record: tasso di disoccupazione al 2,8%, lo osserva il Centro Studi Confapi Brescia rielaborando i dati Istat
Nel 2024, il tasso di disoccupazione in provincia di Brescia è del 2,8%, in ulteriore calo rispetto al 3,4% del 2023. Il dato è inferiore sia al tasso di disoccupazione lombardo
(3,7%) che nazionale (6,6%). Lo osserva il Centro Studi Confapi Brescia rielaborando i dati Istat. In base al rapporto annuale diffuso dall’Istituto di statistica con dati anche di carattere provinciale, la disoccupazione maschile a Brescia è al 2% (2,3% nel 2023), quella femminile al 4,2% (5% nel 2023). In termini assoluti, a Brescia, le persone in cerca di occupazione sono 16 mila, in calo di 3 mila unità rispetto al 2023. La diminuzione ha riguardato sia gli uomini (da 8 a 6
mila) che le donne (da 12 a 10 mila).
Le forze di lavoro passano da 568 mila a 571 mila. Per quanto riguarda gli uomini calano leggermente, da 333 mila a 331 mila, mentre per quanto concerne le donne, crescono da 235 a 240 mila. Gli occupati complessivi sono 555 mila (6 mila in più rispetto al 2023, 13 mila in più sul
2022): sono 324 mila gli uomini e 230 mila tra le donne. È cresciuto soprattutto il lavoro dipendente, passato dai 432 mila del 2023 ai 463 mila del 2024. In calo, invece, il lavoro indipendente (da 117 mila a 92 mila).
Nel confronto con il 2023, resta uguale in termini numerici l’industria
(232 mila occupati), frutto di un calo nelle costruzioni (da 45 a 40 mila occupati circa complessivi) e compensato dalla crescita in altri settori (da 187 a 191 mila circa). In leggero calo l’agricoltura (da 13 a 12 mila), mentre il comparto relativo a commercio, alberghi e ristoranti risulta in lieve ascesa (da 96 a 97 mila), così come i servizi (da 208 a 214 mila). Per quanto riguarda il tasso di attività, quello maschile resta al 78,6%, mentre quello femminile – seppur ancora molto lontano da quello maschile – cresce dal 59,2 al 59,6%. A Livello regionale, il tasso di attività maschile è del 78,9%, mentre quello femminile è al 65,1%, quasi sei punti percentuali superiore a quello della provincia di Brescia.
«Gli ottimi dati sull’occupazione in provincia di Brescia confermano un’attenzione al lavoro e una buona tenuta del tessuto produttivo, nonostante una congiuntura non favorevole – afferma Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia e Confapi Lombardia -. In un contesto contraddistinto da calo demografico e profonda trasformazione dell’economia, l’investimento in capitale umano rappresenta un asset fondamentale per la competitività delle imprese. Fidelizzare i collaboratori, non solo sul piano economico e professionale, ma anche creando ambienti sempre più motivanti e tenendo conto della necessaria conciliazione tra vita e lavoro, è una strada da percorrere con convinzione. Resta, in generale, un gap di competenze da colmare e, se è indubbio che le imprese debbano fare la loro parte, è auspicabile che anche il sistema scolastico formativo sia sempre più al passo della trasformazione in atto. In tale senso, l’auspicio è che la riforma del
4+2 e degli ITS possano entrare presto a pieno regime. C’è anche un gap
da colmare sull’occupazione di genere: le donne al lavoro crescono, ma ancora troppo poco. A Brescia il forte differenziale occupazionale tra uomini e donne è anche il risultato di una particolare struttura produttiva, ma è indubbio che si possa fare ancora molto. Su tale aspetto servono politiche e risorse adeguate a livello di sistema, così come uno sguardo proattivo anche a livello di contrattazione. Venti punti di differenziale dell’occupazionale femminile rispetto ad altri Paesi europei rappresentano sicuramente un deficit di competenze e produttività che Brescia, e il Paese in generale, non possono permettersi».