No all’espansione della Cava Rossi
L’Amministrazione del Sindaco Gianmarco Cossandi vince il ricorso contro Regione Lombardia e la Provincia di Brescia in merito al nuovo Piano Cave della Provincia di Brescia, approvato da Regione Lombardia con la Deliberazione del Consiglio Regionale del 23 gennaio 2024 (n. XII/253) nella parte, introdotta con emendamento, in cui si estendeva anche al territorio di Palazzolo sull’Oglio la superficie del bacino estrattivo ATEg05 relativo alla Cava Rossi di Capriolo.
Infatti, il Tribunale Amministrativo Regionale di Brescia (TAR), con sentenza n. 190 pubblicata il 12 marzo, ha accolto il ricorso del Comune di Palazzolo sull’Oglio, annullando la decisione della Regione Lombardia di estendere l’area di estrazione della cava ATE g05 sul territorio palazzolese.
Una sentenza che rappresenta una vittoria significativa per la comunità di Palazzolo, che, anche a seguito di discussione in Consiglio Comunale, si è opposta con forza a un progetto che avrebbe avuto gravi conseguenze ambientali e territoriali.
L’ANTEFATTO
Nel 2021, la Provincia di Brescia aveva proposto di includere alcuni terreni di Palazzolo nel nuovo Piano Cave, per permettere l’ampliamento della cava di Capriolo (la ATE g05) gestita dalla società Cava Rossi S.r.l.
L’Amministrazione Comunale dell’allora Sindaco Gabriele Zanni si era subito opposta e l’Amministrazione Cossandi – che ha proseguito il lavoro con la ferma intenzione di non avere cave attive sul territorio – ha poi portato avanti questa azione, ribadendo la propria contrarietà e chiedendo la cancellazione dei terreni palazzolesi dal Piano Cave, in occasione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del 2022.
Una richiesta accolta nel maggio 2023 da Regione Lombardia, che aveva quindi eliminato i terreni di Palazzolo dal nuovo Piano Cave lombardo.
Tuttavia, nel gennaio 2024, durante l’approvazione definitiva del Piano Cave, Regione Lombardia ha cambiato idea, reinserendo i terreni palazzolesi grazie all’emendamento dei consiglieri regionali della Lega Floriano Massardi e Davide Caparini.
L’emendamento leghista – sostenuto dalla società Cava Rossi S.r.l. e dall’allora Amministrazione del Comune di Adro – avrebbe così permesso l’estrazione di sabbia e ghiaia su 22.890 mq di terreni agricoli a San Pancrazio.
La società Cava Rossi S.r.l. e originariamente il Comune di Adro sostenevano che l’ampliamento era necessario sia per fornire materiali da costruzione all’edilizia, sia per realizzare una nuova strada di collegamento tra la zona industriale di Adro e il casello dell’autostrada A4, sito nel territorio di San Pancrazio: una bretella che sarebbe stata realizzata a carico del privato, ovvero Cava Rossi, grazie a un accordo, anch’esso privato, tra Cava Rossi e la precedente Amministrazione del Comune di Adro, senza coinvolgere il Comune di Palazzolo, nonostante i terreni e le ricadute di tutto ciò fossero nel suo territorio.
LA SENTENZA
Il TAR di Brescia ha dato ragione al Comune di Palazzolo, bloccando l’ampliamento della cava ATE g05; nel frattempo anche la nuova Amministrazione adrense ha rinunciato al ricorso.
In sostanza il Tribunale ha riconosciuto che l’accordo per la nuova strada era poco chiaro e non vincolante, che Palazzolo non era stato coinvolto nell’accordo e non avrebbe avuto benefici, e che non c’era un legame logico tra l’ampliamento della cava e la nuova strada, andando quindi a riconfermare la bontà del lavoro precedente all’emendamento leghista, con il quale il Comune di Palazzolo aveva già dimostrato che l’ampliamento della Cava Rossi a San Pancrazio non aveva senso.
Grazie a questa sentenza, l’Amministrazione Cossandi ha evitato che 22.890 mq di terreni agricoli della frazione venissero distrutti e si sono scongiurati danni ambientali come l’inquinamento, il rumore e le polveri sottili. Si è anche evitato sia l’aumento del traffico di mezzi pesanti in zona, sia l’aumento del rischio idrogeologico e soprattutto il rischio futuro che la cava, una volta dismessa, potesse essere trasformata in una discarica.
Un’azione in linea con l’operato dell’Amministrazione Cossandi stessa, che lavora non solo per mantenere il territorio del Comune di Palazzolo libero da cave, com’è oggi, ma che ha già operato affinché le vecchie cave dismesse – come la Cava Bosco al confine con il Comune di Palosco – vengano recuperate e rigenerate sotto il profilo ambientale e trasformate in aree di servizi per la comunità.
«Accogliamo con soddisfazione la sentenza del TAR Brescia, che ha accolto il nostro ricorso contro l’ampliamento della Cava ATEg05 sul territorio di Palazzolo sull’Oglio: una vittoria non solo legale, ma soprattutto per la nostra comunità, che vede così protetto l’ambiente e il nostro territorio da scelte che avrebbero avuto conseguenze problematiche – ha commentato il Sindaco Gianmarco Cossandi –. Fin dal nostro insediamento, abbiamo più volte affermato di voler tutelare il nostro territorio e la qualità della vita dei cittadini. L’ampliamento della cava su San Pancrazio, con il conseguente impatto ambientale, non era né giustificato, né vantaggioso per Palazzolo, come abbiamo sostenuto e la sentenza del TAR ha confermato che l’accordo che avrebbe dovuto giustificare tale ampliamento era privo di fondamento, privo di coinvolgimento e privo di beneficio per il nostro Comune. Il nostro impegno non finisce qui. Continueremo a lavorare per fare in modo che il nostro territorio venga tutelato da interventi invasivi e dannosi, operando con responsabilità e rispetto per l’ambiente. Inoltre, questa sentenza conferma che le scelte fatte nel corso degli ultimi anni, in coerenza con le posizioni già espresse dalla precedente Amministrazione, sono corrette, e dà atto anche dell’importante lavoro svolto dagli Uffici comunali e della loro competenza, che ringrazio».