Gli ostacoli sulla via della ripresa, i conti delle aziende e le sfide Covid-19
Quando ci sarà la ripartenza, in che stato di forma si presenterà la filiera siderurgica italiana? Quali saranno le criticità che la maggior parte delle imprese della distribuzione e dell’utilizzo di acciaio si troveranno ad affrontare? Siderweb ha cercato di rispondere a queste domande durante l’appuntamento online «Gli ostacoli sulla via della ripresa – I conti delle aziende e le sfide Covid-19», che si è svolto questa mattina.
LA SITUAZIONE MACROECONOMICA – In apertura del webinar Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb ha analizzato la situazione macroeconomica del settore siderurgico prima della crisi generata dal Covid-19. «Abbiamo diviso la filiera in quattro segmenti: acciaierie, tubifici, centri servizio e commercianti di acciaio, e per ognuno di essi abbiamo calcolato tre indici, uno relativo alla redditività industriale (EBITDA), uno alla solidità (rapporto di indebitamento finanziario) e uno per verificare l’influenza della leva (ROI-costo medio dell’indebitamento)» – ha spiegato Ferrari. Per ognuno dei comparti sono state poi individuate le imprese con le performance peggiori, che sono quelle che hanno più probabilità di incontrare rischi alla ripartenza dopo il lungo lockdown.
In particolare, nello studio condotto da siderweb sono state analizzate 672 imprese per un fatturato complessivo nel 2018 di 33,6 miliardi di euro. Di queste, 12 presentano tutti i tre indici negativi (EBITDA inferiore di oltre il 50% alla media del segmento, leva negativa e indebitamento finanziario più di 4 volte superiore a ciò che la dottrina ritiene l’ottimo), per un fatturato complessivo di 1,6 miliardi di euro e 57 imprese presentano almeno due indici negativi (4,1 miliardi di fatturato). «Ne deriva quindi – ha spiegato Ferrari – che ci sono almeno 69 imprese, pari all’10,2% del totale che erano in una situazione di rischio (medio o elevato) già prima dello scoppio della pandemia, e che quindi alla ripresa potrebbero partire da una posizione svantaggiata rispetto alla concorrenza. Esse, inoltre, rappresentano il 17% del fatturato della filiera, quindi hanno una dimensione superiore alla media della filiera».
Entrando nel dettaglio dei segmenti analizzati, «si può rilevare che i tubifici sono il comparto con potenzialmente meno rischi, in quanto hanno una buona redditività ed una solidità eccellente – ha concluso Ferrari -, mentre i centri di servizio sono quelli con la redditività più bassa e l’indebitamento più alto tra i settori presi in esame».
GLI OSTACOLI DELLA RIPARTENZA – Crisi, liquidità, bilanci e insolvenze: queste le parole chiave dell’approfondimento di Claudio Teodori, ordinario di economia aziendale all’Università degli Studi di Brescia, intervenuto questa mattina al webinar di siderweb. Per valutare l’impatto che la crisi dovuta all’epidemia di Covid-19 sta avendo sulle aziende è necessario tener conto di «tre aspetti fondamentali: la dimensione reddituale, patrimoniale e infine quella finanziaria. Nel primo caso si va a valutare l’impatto dell’eventuale perdita dell’esercizio precedente sulla capacità dell’azienda di far fronte alle proprie esigenze nell’anno successivo – ha spiegato Teodori. La dimensione reddituale ci permette di arrivare a determinare le politiche del circolante, per cui gli eventuali insoluti clienti ed eventuali differimenti nei saldi ai fornitori se non abbiamo risorse a disposizione. A questo poi si aggiunge anche la situazione degli investimenti, la cui valutazione sarà quanto mai più importante in termini di tempi e pagamenti».
Teodori ha anche evidenziato i limiti dei provvedimenti governativi posti in atto, in cui i due aspetti particolarmente impattanti risultano la mancanza di visione, dovuta ad una concentrazione a gestire l’emergenza piuttosto che un orientamento a consolidare la ripresa. Ma a mancare soprattutto sono tempistiche chiare.
Per Teodori le imprese nel prossimo futuro dovranno dotarsi di sistemi evoluti di controllo di gestione, sistemi utili a poterne orientare il timone per poter avere meccanismi di difesa dalle crisi. Meccanismi che dovrebbero essere collegati anche al Codice della crisi e dell’insolvenza, il cui varo verrà probabilmente rinviato a causa proprio dell’impatto anomalo sui conti dovuto alla pandemia nel 2020.