Effetto Covid sui Pronto Soccorso: -44% di accessi durante la pandemia
Il Pronto Soccorso è la lanterna sempre accesa, il contatto – sempre presente – per una prima, veloce risposta ad un problema di salute. Non dovrebbe essere il normale canale di accesso alle cure, ma un riferimento cui rivolgersi in caso di necessità. Cosa succede quando il PS non è più percepito come un luogo sicuro? Quali sono i pazienti che per primi decidono di rinunciare al servizio? Con quali conseguenze?
Lo studio When fear backfires: Emergency Department accesses during the COVID-19 pandemic, è nato dalla collaborazione tra medici della ASST Spedali Civili di Brescia e medici ed economisti dell’Università degli Studi di Brescia. Il lavoro, pubblicato su Health Policy, cerca di rispondere a queste domande. Partendo dai dati del Pronto Soccorso degli Spedali Civili di Brescia, uno degli Ospedali italiani che ha curato il maggior numero di pazienti colpiti dal COVID-19, si è cercato di studiare se e come sono cambiati gli accessi al Pronto Soccorso durante le varie fasi della pandemia, dall’annuncio del paziente 1 di Codogno, fino alla fase 2/3.
L’analisi mostra che, nonostante la repentina riorganizzazione dei Pronto Soccorso con l’obiettivo di contenere i tempi di attesa e preservare i percorsi dei pazienti riducendo ai minimi termini la possibilità di contagio, la paura di essere contagiati ha tenuto lontani molti pazienti, e non solo quelli meno gravi. Nella settimana seguente l’annuncio del primo paziente positivo gli accessi si sono ridotti del 36% mentre durante la pandemia sono scesi del 44%. Questo effetto si è ridotto nel tempo, ma il numero di accessi è rimasto molto più basso di quello osservato nello stesso periodo dell’anno precedente anche durante la Fase 2/3 (-27%).
Partendo dalla analisi dei motivi di accesso più ricorrenti ai Pronto Soccorso (dolore addominale e dolore toracico) si è evidenziato che a rinunciare alle cure non sono stati solo pazienti con sintomi lievi: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è ridotto anche il numero di accessi per dolore toracico (sintomo di un possibile infarto) e per dolore addominale. Sempre rispetto all’anno precedente il numero di ricoveri è aumentato (dal 20 al 25% nella prima settimana), segnale della maggiore gravità dei pazienti giunti al Pronto Soccorso, sia per pazienti COVID-19 positivi gravi che per pazienti affetti da patologie non correlabili al COVID-19.
Il numero di pazienti positivi al tampone valutati in Pronto Soccorso dimostrano quanto attuale e importante sia rendere efficaci le raccomandazioni allora emanate dal Ministero della Salute che invitavano i pazienti con minimi sintomi sospetti per una infezione da COVID-19 a non presentarsi al Pronto Soccorso