STORIE DAL MONDO – Maria, dai caffè di Londra a Personal Assistant in Australia
Arriviamo in Australia da Maria, partendo dalla Francia, dopo aver raccontato la storia di Riccardo. E, a differenza della distanza tra i due paesi, per noi questo volo è stato davvero breve perché è proprio Riccardo a parlarci di lei, suggerendoci di contattare questa sua amica alla quale ha già parlato di noi e del nostro progetto. Quindi giusto il tempo di inviare una mail e sincronizzare gli orologi, ed ecco la storia di Maria; 13 anni di esperienze, viaggi e fotografie, molte delle quali scattate anche da papà Giorgio.
Maria Baioni, classe 1985, parte da Rovato all’età di 23 anni, destinazione Londra. L’idea è quella di fermarsi 6 mesi nel Regno Unito per migliorare il suo inglese; oggi è Office Manager e Personal Assistant in Australia .
Ciao Maria. Riccardo, parlando dei suoi amici franciacortini all’estero, ci ha fatto il tuo nome, e ci ha detto che hai lasciato Rovato per trasferirti a Sydney; cosa ti ha spinta a prendere questa decisione?
Sono a Sidney dal 2015, ma prima di arrivare qui sono partita da Rovato, destinazione Londra, nel 2008. Con il mio compagno, lui è australiano, abbiamo valutato questa soluzione (il trasferimento a Sydney) quando a Londra si è cominciato a parlare di Brexit e l’economia e lo stile di vita erano diventati abbastanza precari.
E così, abbiamo colto l’occasione e preso quel volo, trasferendoci con l’idea di rimanere qui un anno e poi valutare cosa fare. Da quel giorno, di anni ne sono passati già sei.
Sei anni dal tuo sbarco in Australia. La domanda sorge spontanea; siete ancora indecisi sul futuro oppure possiamo dire che Maria ha deciso in quale terra trapiantare le sue radici?
Le radici non le ho mai piantate neanche quando ero in Franciacorta, però il mio compagno adora l’Italia, e mi dice sempre che è il luogo dove vorrebbe andare a vivere la vita da pensionato!
Quindi, diciamo che nella vita non si sa mai; non chiudo mai le porte, e non mi faccio grandi aspettative perché magari domani cambia tutto, ed io mi devo adattare di conseguenza.
Però, a parte gli scherzi, diciamo che qui per il momento siamo sistemati abbastanza bene, quindi pare che ci fermeremo ancora per qualche anno.
Oltre alla famiglia ed agli amici, cosa ti è dispiaciuto lasciare quando hai preso la decisione di partire?
In realtà l’idea di trasferirmi all’estero non era definitiva, ma mi sono trovata bene e, alla fine, sono rimasta. Sicuramente non posso dire che mi manca il cibo italiano, perché quello ormai lo si trova in tutto il mondo, ed è pure buono!
Direi che la cosa che mi manca di più della Franciacorta, ma in generale dell’Italia. È il fatto che il nostro Bel Paese è un museo a cielo aperto. L’arte, l’architettura e la cultura italiana sono unici e li ho sempre apprezzati.
Trovandomi lontana da casa, da oramai 13 anni, la riflessione che faccio spesso ha come tema principale la fortuna, e nel dettaglio la fortuna che ho a provenire da un paese così bello. Mi manca molto camminare per i vicoli di una città italiana e scattare fotografie. Quando torno in vacanza, ne scatto sempre un sacco, e quando mi manca l’Italia, me le guardo con nostalgia.
In 13 anni lontana dalle tue origini, sicuramente il tuo bagaglio di ricordi ed emozioni si sarà arricchito. Qual è stato il tuo ricordo più significativo?
A pensarci bene, non ho un ricordo significativo ben preciso.
Ho molti ricordi di quando ero adolescente, ma se penso ad un’emozione degli ultimi anni, la mia mente mi riporta ad una vacanza in Italia insieme al mio compagno. Abbiamo visitato Brescia e l’ho portato in tutti i luoghi che frequentavo quando andavo al liceo. Ogni angolo ha il ricordo ed il profumo di un episodio ben preciso. Tenevo molto al fatto che lui visitasse questi angoli del mio passato perché ci tenevo, ma soprattutto perché volevo fargli vivere il mio background culturale. E dopo aver girato l’Italia con le sue principali città, il suo posto preferito rimane sempre Rovato!
Di cosa ti occupavi quando eri in Italia, e di cosa ti occupi oggi?
In Italia ho studiato mediazione linguistica all’Università di Padova, e lavorato part time in un bar a Iseo. Con il trasferimento a Londra, ho lavorato per molti anni come Visual Merchandiser, mentre arrivata in Australia ho iniziato a lavorare come Project Manager per una catena di negozi di abbigliamento. Oggi, invece, faccio la Office Manager e assistente personale del CEO di un’azienda digitale.
Tre ruoli diversi tra loro, ed una carriera professionale che ti ha vista scalare posizioni. Ti va di raccontarci, anche a grandi linee, di queste esperienze lavorative?
Mi sono trasferita a Londra nel 2008 e ho cominciato a lavorare in catena di caffè dove, in breve tempo, sono diventata la responsabile del negozio. In seguito, ho cambiato azienda e, sempre come Store Manager, mi hanno assunto in una multinazionale di negozi di scarpe. Ci sono rimasta circa un anno e mezzo, e poi da li sono passata ad una catena di negozi di abbigliamento come Floor Manager.
Qui ho fatto la classica gavetta, e sono diventata prima Visual Merchandiser, poi Visual Merchandiser Manager ed infine responsabile di formazione per il Regno Unito.
Quando abbiamo deciso di venire in Australia, la compagnia stava espandendo il mercato in Australia Pacific, e mi hanno offerto un lavoro come Responsabile Formazione e Espansione per Australia e New Zealand. Viaggiavo molto spesso, e il primo anno in Australia è stato pieno di sfide. Poi da lì, ho deciso di fermarmi e ho trovato lavoro come Office Manager e Personal Assistant e adesso faccio questo da circa 3 anni, per un’azienda che si occupa di ottimizzazione di siti internet con clienti nel settore finanziario e investment banking.
Dai caffè alle scarpe, per arrivare al mondo digitale. Quale di queste attività ti ha dato più soddisfazioni e quale, invece, ti è stata di maggior aiuto per la tua crescita professionale?
Lavorare a Londra in generale è stata in realtà un’esperienze interessante a 360 gradi e mi sono trovata bene in tutti i lavori che ho fatto. Innanzitutto ho dovuto adattarmi ad un nuovo modo di lavorare, nuove leggi e in generale ad una burocrazia molto diversa.
E poi Londra è super multiculturale e questo si riflette molto nel mondo del lavoro. Le diversità sono molto rispettate e considerate un valore aggiunto quindi non mi sono mai trovata male.
A livello di crescita professionale, l’esperienza in Australia come Project Manager mi ha aperto molte porte, e sono contenta di quello che ho costruito.
Quali progetti avevi quando sei partita, e quali sono i tuoi progetti futuri?
Sono partita da Rovato, senza alcun progetto; avevo come unico obiettivo quello di imparare l’inglese. E così sono partita con l’idea di rimanere a Londra per 6 mesi, trovare un lavoro, e perfezionare la lingua. Poi il tempo passa, e ad oggi sono 13 anni che sono lontana da casa; e questo non l’avevo sicuramente previsto. I miei progetti futuri? A livello lavorativo, mi piacerebbe un avanzamento di carriera. Per quanto riguarda la mia vita e le mie esperienze l’obiettivo è un tour dell’Asia; ma viaggi e spostamenti adesso, purtroppo, sono tutti in standby causa Covid. In realtà, mi accontenterei di poter tornare a Brescia per una vacanza, e bere un pirlo come si deve. Ma per questo, a quanto sembra, si parla della fine del 2022.
Se pensiamo all’Australia le prime tre cose che ci vengono in mente sono i canguri, i koala e l’Opera House. Secondo te, quali sono le prime immagini che dovremmo invece associare a questa terra?
Se l’Italia ha l’arte e la cultura, l’Australia ha la natura. Per quanto mi riguarda, nella mia vita non ho mai visto una natura così selvaggia e rigogliosa. È un paese molto giovane, e le città principali sono molto moderne; i centri storici sono datati primo ‘800 quindi l’architettura è molto coloniale. E se dovessi paragonare Sydney ad un’altra città, direi che assomiglia un po’ a San Francisco.
Tra le immagini da associare a questa terra, suggerirei anche il surf, che sulla costa è molto popolare e richiama molto turismo con le sue competizioni a livello mondiale. Poi, sicuramente, i canguri, ma anche l’eucalipto, i ragni giganti (ma innocui!), i ragni piccolissimo (ma mortali!), e il deserto delle regioni centrali, che ha una sabbia rossa tipica del territorio.
Com’è la vita di un franciacortino all’estero? Quali sono le principali differenze con l’Italia?
Qui a Sidney ci sono moltissimi italiani, e molti anche bresciani! E la vita di un franciacortino, è uguale… ma senza Monte Orfano, agriturismi e vino buono!
Raccontaci qualche curiosità su Sidney e l’Australia.
Non so se sia una cosa particolarmente curiosa, ma gli australiani adorano fare i barbecue. Qui, ogni scusa è buona per accendere la griglia, e stappare un paio di birre.
Essendo praticamente una ex colonia inglese, la maggior parte della popolazione ha origini inglesi o scozzesi anche se, in realtà, dagli anni ’50 in poi. C’è stato un flusso migratorio enorme dall’Europa, perché il paese aveva urgente bisogno di manodopera.
Qui, esiste inoltre, una generazione di “figli dei figli” di immigrati italiani, greci, maltesi e libanesi che capiscono la lingua madre ma non la parlano; sono cresciuti con i nonni che gli hanno raccontato di com’era l’Europa quando l’hanno lasciata. E così, molto spesso, terminato il liceo si procurano un visto provvisorio per venire in Europa a visitare il paese di origine dei nonni.
Per quanto riguarda le vacanze, in molti le trascorrono a Bali; il corrispettivo australiano di Ibiza!
Un’ultima curiosità che mi viene in mente, riguarda i Northem Territories; se sei nato qui, a scuola ti insegnano cosa fare se sei al mare e vedi un coccodrillo. Ti insegnano proprio cosa fare nel caso tu venga attaccato!
Ripensando alla Franciacorta, quale luogo ti è rimasto nel cuore?
Il lago d’Iseo e le colline intorno a Erbusco e Adro che sono veramente da film. C’è poi Brescia, una città bellissima che mi manca molto e che, ogni volta che torno, vedo e rivedo con occhi “da turista”.
Una città che in tutto il suo splendore, mi permette di tirarmela quando torno qui!
Una birra, le foto di Brescia ed una grigliata con gli amici. Possiamo considerare questa una buona ricetta per provare a sconfiggere la nostalgia pensando anche alla differenza di fuso orario con l’Italia?
Sicuramente! E poi quando mi manca casa, guardo la televisione in italiano. In Australia ci sono molti immigrati dall’Europa, e come dicevamo prima, anche persone che vivono qui da 50/60 anni. Esiste un canale in chiaro che si chiama SBS che trasmette programmi e film prevalentemente europei. Quindi adesso, per esempio, stiamo guardando Gomorra. Ma abbiamo visto anche Montalbano e Suburra. E poi guardo un sacco di programmi di divulgazione, tipo Report o Quark, dal sito della Rai.
Qual è il tuo rapporto con gli italiani a Sydney? E tra gli italiani, hai conosciuto qualcuno proveniente dalla Franciacorta con cui parlare delle vostre origini?
Ci sono meno Italiani a Sydney al momento, causa del Covid e della conseguente chiusura delle frontiere. Molti sono tornata in patria, e chi è rimasto ha, generalmente, un visto permanente che consente l’accesso ad aiuti statali.
Qua ho un paio di amici bresciani, precisamente da Rezzato, con cui a volte, ci troviamo. E parliamo un misto di italiano, inglese e dialetto bresciano.
C’è anche un mio coetaneo rovatese ma si è trasferito sulla costa durante il lockdown, quindi lo vedo meno spesso.
E se potessi portare qualcosa di Sydney in Franciacorta, cosa porteresti? E dalla Franciacorta a Sydney?
Dalla Franciacorta a Sydney, sicuramente porterei il vino! E poi, opinione impopolare: mi manca anche la nebbia! Da Sydney alla Franciacorta, non saprei. Bella domanda, ci penserò!
Ad un anno dall’inizio della pandemia, com’è stata gestita la situazione in Australia? Quali differenze con la gestione italiana?
In Australia, essendo un’isola molto grande e con una bassa densità abitativa, la pandemia ha avuto sicuramente riscontri sull’economia, ma non sulla popolazione così tanto come in Italia.
Sydney è rimasta in lockdown da Marzo fino a Settembre, con diversi livelli, sbloccati gradualmente.
Melbourne è la città che ha subito il lockdown un po’ più a lungo, a causa di un picco di casi tra luglio ed agosto. All’inizio era tutto chiuso e, di aperto, c’erano solo i servizi di prima necessità tipo supermercati.
Gradualmente hanno allentato le restrizioni, al momento ci sono restrizioni sul numero di persone nei locali pubblici e mascherina obbligatoria su tutti i mezzi in città.
Per quanto riguarda le zone rurali, invece, non saprei dirti come sono state gestite; rispetto alle grandi città, sono davvero un mondo a parte.
Infine, per quanto riguarda i confini sono chiusi, sia in entrata che in uscita, fino a data da destinarsi; mentre i confini interni, quelli fra i vari stati, essendo l’Australia uno stato federale, sono gestiti dai governatori e sono rimasti chiusi fino al mese scorso.
Come sono ad oggi i tuoi rapporti con la Franciacorta? E, prima del Covid, ogni quanto tornavi nella tua terra d’origine?
Non voglio perdere i contatti con il mio paese d’origine, mi manca molto ed è parte della mia identità. Quando mi manca casa, guardo la televisione italiana (adesso sto guardando Sanremo!).
Cerco di tornare in Italia, almeno una volta all’anno, anche se il viaggio è molto lungo e costoso.
Ma se guardo il lato positivo, le stagioni sono invertite; quindi, quando a gennaio, qua muoiono tutti dal caldo, io sono felice come una pasqua sotto la neve!
Sanremo si è appena concluso. Come viene vista e vissuta la musica italiana in Australia? Quali sono gli artisti più seguiti?
In realtà, la musica Italiana più seguita, è quella un po’ datata; ti parlo di artisti tipo Toto Cotugno o Zucchero che, per esempio, prima del lockdown ha fatto 3 serate completamente sold out all’Opera House! Gli artisti recenti, invece, sono meno conosciuti.
Sanremo non l’ho potuto vedere in diretta, però grazie a Facebook, sono riuscita a seguirne una parte. In compenso, tra gli italiani più conosciuti in Italia ci sono il nostro Andrea Pirlo, e Alessandro Del Piero, che avendo giocato un paio di stagioni nel Sydney FC ha aiutato a lanciare tantissimo il calcio. Perché il calcio, qui in Australia, è uno sport molto meno popolare rispetto al cricket o alla rugby league.
Per concludere, cosa consigli a chi vuole visitare l’Australia?
Consiglierei di non limitarsi a visitare solo le grandi città, ma di affittare un macchina e guidare.
E poi fermarsi per strada a fare fotografie.
Le strade sono infinite, ma vale la pena perché i paesaggi e la natura sono davvero mozzafiato.
E poi, il consiglio più prezioso; non portate il salame nostrano in valigia perché all’ingresso nel paese, te lo fanno buttare. (quello che vedete su Airport Security, è vero!)