Siccità, Coldiretti Brescia: la pioggia che non arriva
La tanto annunciata e attesa pioggia anche questa volta non è caduta sulla nostra provincia: al momento solo pochi millimetri a macchia di leopardo e – purtroppo – qualche grandinata ai confini con la provincia di Bergamo. Quando per allentare gli effetti della prolungata siccità e dare effettivo ristoro alle colture in campo servono almeno 40/45 millimetri di pioggia (in gergo agricolo come “una irrigata”), deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, provocano danni. Il 2022 – precisa Coldiretti Brescia – finora ha fatto registrare precipitazioni dimezzate con le riserve idriche regionali attualmente immagazzinate nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di neve che sono inferiori di oltre il 50% rispetto alla media del periodo 2006/2020.
Una situazione di assoluta emergenza per le campagne in un momento in cui la disponibilità di acqua è fondamentale per salvare i raccolti: “è necessario mettere in campo subito tutte le azioni possibili, la situazione è estremamente difficile e non possiamo permetterci il lusso di tergiversare: il rischio è quello di perdere anche quei raccolti che potrebbero essere messi in sicurezza grazie a interventi rapidi e incisivi” – commenta Valter Giacomelli presidente di Coldiretti Brescia in occasione del Tavolo regionale per l’utilizzo in agricoltura della risorsa idrica convocato questa mattina a Palazzo Lombardia, al quale ha partecipato il vicepresidente di Coldiretti Lombardia Paolo Carra. “Tra le misure da applicare – aggiunge Giacomelli – è importante la possibilità di disporre in tempi brevi deroghe temporanee agli obblighi del deflusso minimo vitale, oltre che la possibilità di rilasciare acqua dai bacini montani indipendentemente dalle dinamiche della produzione di energia”.
Siamo di fronte – sottolinea Coldiretti Brescia – alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, che compromettono anche le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.