Il bilancio di Marco De Benedetto: “Il progetto va avanti, la Coppa Italia un trofeo epocale”

“Non sono venuto né per scusarmi né per autocelebrarmi, ma credo che sia giusto sottolineare la bontà del progetto costruito a partire dall’inizio dello scorso anno, proseguito in questa importante stagione e impreziosito da un trofeo che per la città di Brescia rimarrà epocale”. Alla fine della regular season del campionato di Serie A, è tempo di bilanci in casa Pallacanestro Brescia, che ha promosso una conferenza stampa nella quale è intervenuto il direttore generale Marco De Benedetto.

“Ritengo doveroso ripercorrere insieme le dinamiche della stagione che è appena terminata – afferma in apertura De Benedetto -. Il progetto affidato all’inizio dello scorso anno al sottoscritto e a coach Alessandro Magro era nato per costruire qualcosa che potesse durare un triennio e, dopo quanto realizzato la scorsa stagione, doveva proseguire con un secondo anno stabile, che permettesse alla società di arrivare nella terza stagione con la speranza di poter competere per vincere qualcosa”.

“Il primo anno era stato positivo per i risultati sul campo e, al di là di record e vittorie, ciò che era rimasto nell’estate 2022 era un sistema di lavoro e un gruppo da riproporre – prosegue il dirigente di Pallacanestro Brescia -. Con questi presupporti abbiamo cercato di costruire qualcosa di importante, andando verso nuovi obiettivi e cimentandoci con una coppa europea. A seguito del confronto con Mauro Ferrari, abbiamo colto l’opportunità di aderire all’EuroCup, torneo tosto e prestigioso, strumento prezioso che mette alla prova un club e lo fa migliorare in tutti i sensi, anche come struttura. Lo sport porta ad essere ambiziosi e a guardare sempre avanti, ma avevamo anche la consapevolezza che, se non l’avessimo fatto, probabilmente avremmo perso gran parte del gruppo dello scorso anno”.

“Abbiamo implementato il roster rendendolo profondo, una scelta necessaria per poter competere e battagliare – prosegue il dirigente piemontese -. Abbiamo mantenuto il giusto approccio nelle oltre cinquanta partite che abbiamo disputato, con poche eccezioni. Nel corso della stagione, però, abbiamo dovuto cambiare assetto più volte. L’infortunio iniziale di Massinburg ha condizionato il suo insermento, quelli lunghi Caupain e Petrucelli ci hanno spinto a cambiare assetto, dandoci a dicembre la necessità di ricostruire un sistema che potesse essere performante. Proprio quando ci sentivamo pronti a spiccare il volo, abbiamo poi patito l’infortunio di Cobbins, che è l’ancora della nostra difesa dall’inizio dell’anno scorso, quindi abbiamo rivisto, nuovamente, l’assetto che era parzialmente quello voluto”.

“Siamo arrivati alla Coppa Italia con la consapevolezza che avremmo potuto competere – spiega De Benedetto -. Non va dato un valore casuale e fortuito a quella settimana di Torino, perché è stata figlia di mesi di duro lavoro, in quello che è successo non c’è niente di casuale. Dopo la Coppa Italia, poi, abbiamo mostrato una solidità che fino a Natale non avevamo, testati da partite di livello più impegnativo in un campionato fortemente equilibrato come quello italiano, il cui livello è assolutamente livellato verso l’alto. A memoria, la stagione di serie A di quest’anno è stata la più tosta che io ricordi”.

“Da marzo in poi, di partite facili non ne abbiamo mai avute: siamo stati per lo più performanti, abbiamo dato soddisfazioni, abbiamo giocato il primo turno di playoff contro Ankara, una squadra costruita per competere in Eurolega – racconta il direttore generale -. Siamo stati orgogliosi di aver giocato a quel livello, perché quello che Pallacanestro Brescia ha fatto nella vetrina europea deve rendere orgogliosa la comunità di Brescia, gli sponsor e i tifosi”.

“Avremmo voluto raggiungere i playoff, che consideriamo un obiettivo certamente fallito, ma la Coppa Italia rimarrà un obiettivo epocale in una città come Brescia. I giocatori, che sono stati insultati tante volte nel corso della stagione, sanno di aver portato un trofeo alla città di Brescia attraverso il loro duro lavoro. Sappiamo che ci sono state delle cose che avremmo voluto fare diversamente, non sempre si riesce nei propri intenti, lo sport è così. In generale, però, credo che la bontà del progetto costruito a partire dall’inizio dello scorso anno sia lì da vedere. Io e Alessandro Magro ci siederemo al tavolo con a società e la proprietà ci dirà che cosa le è piaciuto e che cosa no. Siamo professionisti e siamo abituati a essere valutati sulla bontà del nostro lavoro. L’idea che avevamo è sempre stata quella di portare a termine il progetto triennale, nei prossimi giorni capiremo se sarà così e conosceremo eventualmente le modalità attraverso le quali andrà avanti”.

L’ultimo giudizio riguarda la possibile partecipazione a una competizione europea: “Più importante che fare la coppa in sé e andare in cerca di risultati che a volte non dipendono solamente da noi stessi, vorrei avere la sicurezza di capire quali strumenti avere a disposizione e condividere nel modo più completo gli obiettivi da raggiungere al termine della stagione. Io ritengo che la partecipazione a una competizione europea sia un traguardo sensato ma disputare una coppa europea diventa salutare al progetto se c’è condivisione di intenti, la consapevolezza di che cosa comporta e un reale interesse”.