Latte, in Lombardia il 45% di quello italiano Giovani Coldiretti in Regione da Beduschi e Tironi

In Lombardia nasce il 45% dell’oro bianco italiano – di cui oltre il 12% nella sola provincia di Brescia – grazie a una rete di circa cinquemila stalle, alla base di una filiera che produce eccellenze e tipicità dell’agroalimentare lombardo e italiano. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia in occasione della Giornata Mondiale del Latte promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) che si celebra il 1° giugno.

 

Per ricordare che la stabilità delle stalle da latte e dell’intera rete zootecnica ha un’importanza che non riguarda solo l’economia territoriale, ma ha anche una rilevanza sociale e ambientale – rende noto la Coldiretti Lombardia –, una delegazione di Giovani Impresa Coldiretti Lombardia si è recata in Regione e ha consegnato simbolicamente una bottiglia di latte lombardo ad Alessandro Beduschi, assessore regionale all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste e a Simona Tironi, assessore regionale all’Istruzione, Formazione, Lavoro.

 

Una mobilitazione che i giovani imprenditori agricoli della Coldiretti hanno realizzato su tutto il territorio lombardo consegnando le bottiglie di latte a rappresentanti delle istituzioni e personaggi pubblici. Quando una stalla chiude – continua la Coldiretti Lombardia – si perde infatti un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.

 

Sul settore lattiero caseario italiano – continua la Coldiretti – arriva ora la minaccia del latte sintetico, con Israele che si appresta a diventare uno dei primi Paesi al mondo a vendere veri e propri prodotti lattiero caseari senza mucche. Il ministero della Sanità di Israele – precisa la Coldiretti – ha infatti concesso alla società Remilk, che sta già producendo su scala industriale in diverse aree del mondo, di vendere al pubblico i suoi prodotti lattiero caseari nati in laboratorio senza aver mai visto neppure l’ombra di una mucca usando il gene della proteina del latte e inserendolo in bioreattori per la crescita accelerata con un processo simile a quello usato un po’ per tutti gli alimenti creati in laboratorio, o “a base cellulare” come suggerito da Fao e Oms.

 

Una novità che si somma alla carne e al pesce in provetta e che viene nettamente bocciata da quasi tre italiani su quattro, con il 72% dei cittadini che non mangerebbe cibi sintetici ottenuti in laboratorio e solo il 18% li proverebbe mentre il 10% non sa e ha quindi bisogno di più informazioni, secondo l’indagine Tecnè.

 

Una diffidenza che conferma la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite, che ha portato alla presentazione in Italia del disegno di legge che vieta la produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento, con la raccolta a livello nazionale da parte della Coldiretti di mezzo milione di firme di cittadini, oltre 2mila comuni che hanno deliberato spesso all’unanimità, tutte le regioni di ogni colore politico e di esponenti di ogni schieramento che hanno sostenuto la proposta in modo bipartisan. Un’iniziativa che – conclude la Coldiretti – ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo sul quale si comincia ora a fare luce.