Crisi del Mar Rosso, Confapi Brescia: evitare surriscaldamento dell’inflazione
La crisi del Mar Rosso sta assurgendo a nuovo collo di bottiglia per i traffici internazionali e sta superando la natura di shock contingente e pronto a rientrare in tempi ristretti.
Dunque, da un lato alle imprese sarà richiesto di progettare strategie per un orizzonte emergenziale che potrebbe coprire l’intero 2024 e, dall’altro, alle istituzioni sarà richiesto di evitare che il volo dei noli marittimi e gli aumenti dei costi nel commercio globale spingano, soprattutto in Europa, a un nuovo rafforzamento dell’inflazione, e dunque al rallentamento delle prospettive di crescita. Questa la visione di Confapi Brescia sulle prospettive industriali e commerciali aperte dalla crisi del Mar Rosso, ormai dotata di influenza sistemica nelle decisioni degli operatori.
I dati della società di studi Freightos certificano tanto una crescita notevole dei noli marittimi sul fronte delle rotte Asia-Europa quanto un tentativo del mercato di cercare rotte alternative. Lo confermano i dati registrati che parlano di una crescita del 91% dei costi di spedizione aerea sulla stessa rotta dagli inizi dei raid dei ribelli yemeniti Houthi, segnalati dall’autorevole Journal of Commerce, e le ricerche di Freightos che mostrano un aumento del 68% delle richieste ferroviarie da parte degli spedizionieri e un aumento del 43% delle prenotazioni effettive.
La voce degli spedizionieri bresciani parla però di una prospettiva di risoluzione della crisi che, sul medio termine, è ritenuta possibile.
Antonello Astone, titolare di Transitum (broker di spedizioni internazionali con sede a Brescia), ritiene che, a suo avviso, «la rotta del Mar Rosso potrebbe tornare e stabilizzarsi con un orizzonte di circa dodici mesi. Il cambiamento dei viaggi per il trasporto merci, che porta a una ricerca di nuove rotte e all’esplorazione di frontiere come la circumnavigazione dell’Africa, sta assumendo portata strutturale, ma non possiamo immaginare che questo cambiamento sia definitivo. Il fattore di vantaggio competitivo indotto dalle tempistiche e dai costi minori spingerà per una risoluzione della crisi, mentre, al contempo, – nota Astone – imprese e governi dovranno tenere conto della presenza di un attore regionale, l’Egitto, che ha un interesse particolare a veder risolta questa crisi». L’Egitto, infatti, gode di un’importante rendita dai flussi per Suez: tasse di passaggio sul canale di Suez hanno fruttato all’Egitto ricavi per 8,6 miliardi di euro nell’anno fiscale 2022-2023. L’inizio anno ha segnato un calo del 40% degli introiti su base annua. «Non immaginiamo che l’Egitto stia ad assistere passivamente, mentre una fetta così consistente della sua economia viene erosa» afferma il titolare dell’impresa associata a Confapi Brescia. Un altro dato da tenere in considerazione è, per Astone, il fatto che i settori legati ai trasporti promuovono cambiamenti solo su tempi molto lunghi. E il vantaggio di costo della rotta del Mar Rosso «è insostituibile».
Su un orizzonte di un 2024 che potrebbe essere incerto, complice il fatto che la guerra a Gaza, che ha istigato gli attacchi Houthi per danneggiare Israele, durerà, secondo il governo di Tel Aviv, per l’intero anno, il nodo che i mercati europei dovranno affrontare sarà quello del rischio di un ritorno dell’inflazione a livelli elevati. A tal proposito Marco Mariotti, vicepresidente vicario di Confapi Brescia, commenta: «La strozzatura dei commerci e il colpo all’offerta è l’ennesimo caso di crisi geopolitica che fa sentire i suoi effetti anche nelle nostre economie e sull’industria bresciana. La domanda da porsi – nota Mariotti – è legata alle prospettive che ciò apre. Le dinamiche in atto chiamano in campo le autorità monetarie e i governi, che devono evitare che un nuovo shock generi un surriscaldamento dell’inflazione e, dunque, un pregiudizio alle prospettive di crescita della nostra economia. Un convinto sostegno alla ripresa economica potrebbe essere messo in discussione se la Bce non deciderà, per il surriscaldamento dell’inflazione, per un pronto taglio dei tassi. Servono, al contempo, politiche di incentivazione agli investimenti volti a espandere la domanda e a tutelare l’offerta che sappiano essere realistiche e avere, al centro, politiche industriali pragmatiche». La crisi di Suez «si inserisce nell’ambito di una policrisi ormai consolidata e dei cui impatti bisogna tenere conto a ogni livello. La soluzione ai suoi effetti si potrà avere se anche in Europa ci si accorgerà che è necessario proporre soluzioni che non peggiorino gli effetti sul costo della produzione e l’inflazione che rischiano di prodursi» conclude il vicepresidente Mariotti.