Il Portico 2024: la band dei Reale a Brescia!

L’edizione 2024 de Il Portico, la manifestazione culturale proposta nel mese di settembre dal Centro Culturale Pier Giorgio Frassati di Brescia, avrà come titolo una rielaborazione delle parole del famoso scritto di Charles Péguy, Veronique, in cui si trova una riflessione profondamente vera tanto al suo tempo quanto oggi:

 

«C’era la cattiveria dei tempi anche sotto i Romani, in quel culmine della dominazione romana. Ma Gesù non si sottrasse affatto. Non si ritirò affatto. […] Doveva fare tre anni. Fece i suoi tre anni. Ma non perse i suoi tre anni, non li usò per piagnucolare e accusare la cattiveria dei tempi. […] Lui vi tagliò (corto). Oh, in un modo molto semplice. Facendo il cristianesimo. Egli non si mise a incriminare, ad accusare qualcuno. Egli salvò. Non incriminò il mondo. Egli salvò il mondo».

 

Colpisce, nelle parole di Péguy, il modo di parlare di Cristo, l’avvenimento degli avvenimenti, quel fatto particolare che ha segnato per sempre la storia. In un’epoca come la nostra, piena di risentimento, lo scrittore francese ricorda a ciascuno l’inizio e l’attualità del cristianesimo, che non trae origine dall’essere contro qualcosa o qualcuno: invece di accusare la cattiveria dei tempi, Cristo introduce nella storia una Presenza umana così affascinante che deve essere presa in considerazione da chiunque vi si imbatta Per rifiutarla o per accettarla. Non lascia indifferente nessuno.

 

La pretesa cristiana

«Questo mondo moderno non è solamente un mondo di cattivo cristianesimo, questo non sarebbe nulla, ma un mondo incristiano, scristianizzato. Ciò che è precisamente il disastro è che le nostre stesse miserie non sono più cristiane1».

 

In questi tempi ci troviamo di fronte a una crisi profonda dell’umano, che si manifesta come rassegnazione, distrazione, stanchezza o disinteresse verso la realtà, e che investe ogni aspetto della vita, ormai mancante di una cornice di significato, irrinunciabile per l’uomo. Perché esiste il dolore? Perché la morte?

Perché il male? Sono queste alcune domande di senso a cui l’umanità non riesce a trovare risposta adeguata. La “salvezza” viene cercata in ogni dove: nella scienza, nel progresso, nelle istituzioni politiche, ma nessuna di esse è sufficiente ed esaustiva. Come scrive Péguy: «Abbiamo visto formarsi una società nuova, se non una città, dopo Gesù, senza Gesù». Senza di Lui, l’uomo resta senza risposte, senza un significato.

Il cristianesimo ha la pretesa (perché la sua origine non è umana) di portare l’unica risposta in grado di durare nel tempo e nell’eternità. Ma un cristianesimo ridotto, un cristianesimo “annacquato”, non è in grado di sostenere questa sfida.

Sappiamo per esperienza che esiste un modo astratto di parlare della fede che non suscita la minima curiosità. «Se il cristianesimo non viene rispettato nella sua natura, così come è comparso nella storia, non può mettere radici nel cuore2». Come spiega bene Julian Carron: «L’aspetto affascinante è che Dio, spogliandosi del Suo potere, si è fatto uomo per rispettare la dignità e la libertà di ciascuno. Incarnandosi, è come se avesse detto all’uomo: “Guarda un po’ se, vivendo a contatto con me, trovi qualcosa di interessante che rende la tua vita più piena, più grande, più felice. Quello che tu non sei capace di ottenere con i tuoi sforzi, lo puoi ottenere se mi segui”. È stato così fin dall’inizio. […]

Questa esperienza continua ad avere luogo, come il primo giorno: quando incontri persone che risvegliano in te un interesse e un’attrattiva tali che ti obbligano a fare i conti con quello che ti è accaduto».

 

L’urgenza di fare il Cristianesimo

Per rispondere a questa sfida, è necessario, dunque, fare il Cristianesimo, concretamente, rendendo contemporaneo lo sguardo di Cristo o, con le parole di Benedetto XVI, essendo «trasparenza di Cristo per il mondo», percorrendo in prima persona un cammino umano che ci porti a scoprire la pertinenza della fede alle esigenze della nostra vita.

Sono tanti i testimoni che ancora oggi continuano a fare il Cristianesimo. Figure come quella di Chiara Corbella, che ha sacrificato la propria vita per affermare il valore della vita dei più piccoli, o Asia Bibi, che ha mostrato un coraggio straordinario di fronte alla persecuzione.

Come ricordava Papa Francesco, citando il Vangelo di Matteo (10,28): “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima”. Le minoranze creative di cui parlava Papa Benedetto XVI possono fare la differenza. Un “piccolo gregge” di testimoni autentici può cambiare la storia, riportando il cristianesimo al centro della vita culturale e sociale.

Per questo motivo abbiamo desiderato invitare dei testimoni di oggi che stanno facendo il Cristianesimo. Ognuno con il proprio carisma e peculiarità, ma che rispondono al bisogno di salvezza dell’uomo.

Il Portico di quest’anno vuole essere un momento di riflessione e di ispirazione per riscoprire la forza rivoluzionaria del cristianesimo. In un’epoca di disorientamento e crisi, è fondamentale ritornare alle radici della nostra fede, non per adattarla alle mode del momento, ma per vivere pienamente il messaggio di salvezza e di speranza che Gesù Cristo ci ha donato. Solo così potremo affrontare le sfide del nostro tempo e costruire una società più giusta e umana, seguendo l’esempio di chi, come Gesù, ha scelto di salvare il mondo non attraverso accuse o condanne, ma attraverso l’amore e la redenzione.