Negli ultimi due anni metà delle PMI bresciane si è rafforzata in termini di ricapitalizzazione cala anche l’indebitamento ma le imprese lamentano un peggioramento nel rapporto con gli istituti di credito.
Nell’ultimo biennio quasi la metà (48%) delle PMI bresciane si è rafforzata in termini di ricapitalizzazione. Nello stesso periodo la posizione debitoria delle imprese è tendenzialmente diminuita, sia nel breve che nel lungo periodo. Allo stesso tempo le aziende lamentano un peggioramento diffuso nelle relazioni con il sistema bancario, in particolare per la mancanza di persone di riferimento. A osservarlo è il focus ‘Finanza’ realizzato dal Centro studi Confapi Brescia interrogando un campione di 100 imprese associate, per lo più del settore metalmeccanico e con fatturati tra i due e i 10 milioni di euro.
Da inizio 2020 – ricorda il focus – le condizioni eccezionali vissute (chiusure Covid, stretta sulle materie prime, crescita speculativa dei prezzi dei materiali, tensioni geopolitiche) hanno messo a dura prova la gestione ordinaria delle PMI. Ciò nonostante, nell’ultimo biennio, diversi indicatori hanno fotografato una situazione in progressivo miglioramento, anche sotto il profilo finanziario.
Entrando nel dettaglio dei numeri, per quanto riguarda il processo di ricapitalizzazione il 48% delle imprese osserva un miglioramento nell’ultimo biennio, a fronte dell’8% che rileva in diminuzione il capitale proprio (44% resta invece stabile).
Più stabile la situazione dei crediti dell’impresa, in calo l’indebitamento. Circa un terzo delle imprese registra infatti una diminuzione dell’indebitamento sia nel breve che nel lungo periodo. Un po’ meno della metà le imprese che hanno una situazione debitoria costante, da segnalare il 26% di imprese che aumenta l’indebitamento nel medio-lungo periodo, un dato questo che è anche indice di sostegno ad attività di sviluppo e di progettualità d’impresa. Tra chi ha aperto nuove linee di credito nel 2024, in sette casi su dieci è stato infatti per precise scelte di investimento mentre molto lontane sono altre motivazioni quali copertura di costi dei materiali, spese del personale o calo della domanda.
Per quanto concerne i rapporti con il sistema bancario – caratterizzato da tempo da processi di aggregazione – il 57% delle imprese percepisce un peggioramento nelle relazioni con gli istituti di credito. Mancano innanzitutto persone di riferimento stabili con con le quali confrontarsi (83% dei rispondenti), ci sono difficoltà tecnico-burocratiche e troppa documentazione da produrre (67%), si dilatano i tempi di approvazione delle linee di credito (53%). Un dato abbastanza elevato, che si scontra però con quel 25% di imprese che invece osserva un miglioramento nella relazione con le banche, grazie all’utilizzo sempre più diffuso di strumenti informatici complessi, che migliorano l’efficienza e offrono servizi più mirati in relazione alle necessità delle imprese. Il disagio avvertito tra la maggioranza delle imprese potrebbe quindi essere in parte solo temporaneo, figlio di una situazione di profonda trasformazione digitale che coinvolge in
profondità anche gli istituti di credito. Una lettura di questo tipo è confortata anche dal fatto che la media di relazione delle imprese con il primo istituto di credito è comunque superiore ai 22 anni.
Il focus ha infine analizzato il tema della sostenibilità ESG nelle relazione con le banche. In generale il grado di conoscenza sulle tematiche ESG è abbastanza diffuso e riguarda quasi la metà delle imprese (minore è pero la consapevolezza del possibile vantaggio competitivo che questa porta e ancor più il grado di adozione in azienda), sono meno del 20% le imprese che ritengono i temi ESG rilevanti nella relazione con gli istituti di credito.
Un processo ancora gli inizi, da leggere con attenzione. La totalità delle imprese che fa una valutazione del proprio grado di circolarità, la utilizza poi nella relazione con le banche, cosa che fa anche la metà delle imprese che realizzano anche il bilancio di sostenibilità. Come nel caso delle relazioni in generale con le banche, anche in questo caso potrebbe quindi esserci un gruppo di imprese ‘apripista’ che, prima di altre, hanno avviato e stanno cavalcando la trasformazione in corso. Anche sul fronte ESG.
«Molto positivo e segno di una buona maturità dei nostri imprenditori il fatto che una buona fetta delle PMI si sia rafforzata in termini di capitalizzazione – afferma Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia e Lombardia -. Avere un’azienda più capitalizzata significa avere un’azienda più resistente e più in grado di assorbire gli shock di mercato, purtroppo sempre frequenti nel panorama attuale». Sul rapporto con gli istituti di credito, Cordua osserva: «Molte imprese rilevano purtroppo una difficoltà di relazione, legata alla difficoltà di avere funzionari e figure di
riferimento che non cambino e che siano in grado di dare risposte veloci. Le aziende più avanzate e meglio digitalizzate, sono quelle che sfruttano al meglio le moderne piattaforme online delle banche rendendo l’operatività più veloce e snella». Infine, sull’ESG: «La sostenibilità a 360° è oramai parte dell’attività d’impresa, dalla quale non si può prescindere. In casi sempre più frequenti permette di accedere a linee di finanziamento dedicate: questo non per simpatia ma perché le aziende più attive sul fronte della sostenibilità risultano essere quelle più resistenti e resilienti».