Le imprese bresciane nella bufera delle crisi globali e della recessione in Germania
Il contesto internazionale e la congiuntura – Crisi geopolitiche e incertezze globali ritardano la ripresa del commercio internazionale, con ricadute negative sulle esportazioni e sulla produzione manifatturiera italiana. Mentre il Fondo monetario internazionale ad ottobre stima per quest’anno una ripresa del 2,6% del commercio mondiale di beni, l’analisi dei dati dell’istituto indipendente olandese CPB evidenzia nei primi nove mesi del 2024 una crescita che si ferma all’1,5%. Il calo dell’attività manifatturiera è determinante nell’azzeramento della crescita del PIL nel terzo trimestre del 2024. Da segnalare che Brescia è la seconda provincia italiana per occupazione nell’artigianato manifatturiero.
Nei primi nove mesi del 2024 la produzione manifatturiera scende del 3,4%, con cali più pesanti e più ampi della media per la moda (-10,8%) e per i settori della meccanica rappresentati da mezzi trasporto (-9,2%), macchinari e impianti (-4,2%) e metallurgia e metalli (-3,7%). I fattori globali determinano una caduta della produzione di dimensione europea (-4,6% per moda e meccanica in UE a 27), ma in Italia la crisi è più severa (-5,5%).
La crisi della meccanica pesa sulle vendite all’estero delle imprese bresciane – Tra le maggiori province, con almeno l’1% del totale nazionale export manifatturiero, nei primi sei mesi del 2024, Brescia segna un calo di vendite all’estero del 5,2%, più intenso rispetto sia al -1,0% della media nazionale sia del -1,9% della Lombardia, e fanno peggio solo Reggio Emilia (-7,7%), Roma (-7,9%), Torino (-10,9%) e Udine (-11,9%).
La crisi della meccanica colpisce in modo particolare il sistema imprenditoriale bresciano del comparto, caratterizzato da alcune eccellenze del sistema di micro e piccole imprese e di imprese artigiane.
Tra le province italiane Brescia è al 5° posto per occupati nelle imprese, sale al 3° posto per occupati nella manifattura, e diventa la 2 a provincia italiana per occupati nelle micro e piccole imprese fino a 49 addetti (MPI) manifatturiere, dopo Milano e davanti a Torino e Vicenza. In particolare, il territorio bresciano primeggia in Italia nei settori della meccanica di MPI e dell’artigianato. Brescia sale al 1° posto tra le province italiane per occupati nelle MPI della metallurgia e nelle MPI dei prodotti in metallo, mentre è la 2 a per addetti delle micro e piccole imprese dei macchinari e apparecchiature. Brescia è la 4 a provincia italiana per occupazione nel totale dell’artigianato, ma diventa la 2 a per occupati nell’artigianato manifatturiero, in quello della metallurgia e in quello della riparazione di macchinari, per salire al 1° posto in Italia per occupati nell’artigianato dei prodotti in metallo.
L’export nei settori di MPI – Nei settori con maggiore presenza di micro e piccole imprese – moda, legno e mobili, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria – l’export a Brescia segna una maggiore tenuta (-2,9%) a fronte del più severo calo del 3,9% in Lombardia, ma facendo peggio del +1,9% della media nazionale. In particolare, la moda segna una flessione del 2,0% (calo meno intenso del -8,8% della Lombardia e del -5,3% dell’Italia), mentre scende del 3,3% l’export dei prodotti in metallo (calo meno intenso del -3,6% della Lombardia e del -4,8% dell’Italia). Più severa la flessione per legno e arredo (-7,4%, più intenso del -4,7% della Lombardia e del -3,6% dell’Italia). Brescia colpita dagli effetti della recessione in Germania – Il conclamato secondo anno di recessione in Germania determina una caduta della domanda del maggiore mercato del made in Italy. Nel primo semestre del 2024 l’export bresciano verso la Germania di prodotti manifatturieri cede del 15,3% a fronte di un calo medio nazionale del 6,7%. Tra le principali province – con almeno l’1% del totale export manifatturiero verso questo paese -, Brescia segna la seconda peggiore performance dopo Torino (-22,2%).
Il trend nei territori del made in Italy di macchinari in Germania – L’82,0% dell’export di macchinari in Germania si addensa in quattro regioni: Lombardia con il 31,0% del totale nazionale, Emilia-Romagna con il 20,7%, Veneto con il 17,5% e Piemonte con il 12,9%. Nei primi sei mesi del 2024 si registra una flessione del 5,6% e diminuzioni a doppia cifra in due delle principali regioni, Veneto con -10,7% ed Emilia-Romagna con -10,4%, il calo è meno accentuato in Lombardia con -2,3% mentre il Piemonte, segna un aumento, seppur contenuto (+1,5%).
Brescia fa parte delle prime 15 province per vendite di macchinari sul mercato tedesco, e nei primi sei mesi del 2024 registra il quarto calo più pesante di tali esportazioni, pari al 12,4%, facendo peggio di Verona con -21,0%, Reggio Emilia con -18,1% e Padova con -16,8%. Viene seguita, con diminuzioni più ampie rispetto alla media, da Modena con -10,2%, Bergamo con -9,2% e Varese con -8,3%. In flessione anche Parma con -5,7%, Mantova con -2,8%, Treviso con -2,1%, mentre si osserva maggiore tenuta per Vicenza con -0,5% e Bologna con -0,2% e un segno positivo per Monza e della Brianza con 3,1%, Milano con 5,3% e Torino con 8,3%.
Demografia delle imprese – In provincia di Brescia nel terzo trimestre 2024 le imprese registrate segnano un tasso di crescita nel trimestre dello 0,35%. Le 31.701 imprese artigiane rappresentano il 27,1% del totale imprese provinciale, quota superiore alla media nazionale del 21,3%, e mostrano un tasso di crescita positivo e pari allo 0,06% (+0,09% Italia e +0,18% Lombardia).
Credito – La grave turbolenza dei prezzi dell’energia ha avuto un forte impatto sul tasso di inflazione che ha portato la Banca centrale europea a rialzare di 400 punti base i tassi ufficiali di riferimento dell’Eurozona in soli dodici mesi. Tale aumento del costo del denaro ha ridotto la domanda di credito bancario, comprimendo gli investimenti, con effetti amplificati in Italia. A ottobre 2024 il costo del credito per le imprese è del 4,85%, superiore di 17 punti base al tasso medio di 4,68% rilevato nell’Eurozona e risultando il secondo maggior costo tra i maggiori paesi europei, dietro alla Germania (4,94%). Nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 322 punti base, 37 punti base in più dell’incremento di 285 punti registrato in Eurozona. Con il caro-tassi scende la domanda di prestiti: il credito alle imprese in Lombardia, a settembre 2024 segna un calo dell’1,5% con una maggior criticità per quello alle piccole imprese, in calo del 6,9%.
Nel 19° Rapporto annuale ‘Italia, la grande officina delle piccole imprese’ (qui un estratto) pubblicato il 27 novembre in occasione dell’Assemblea annuale di Confartigianato in cui è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (qui per rivederla sul canale YouTube),l’Ufficio Studi di Confartigianato ha stimato, tra le conseguenze economiche delle guerre, 44,3 miliardi di euro maggiori oneri finanziari sulle imprese nel biennio 2023-2024. L’impatto è misurato dalla differenza tra il costo del credito effettivo rispetto a quello che si sarebbe ottenuto applicando i tassi di interesse vigenti a giugno 2022.
Una stima su scala territoriale, che considera l’aumento di 351 punti base del costo del credito alle imprese lombarde nel corso della stretta monetaria tra giugno 2022 e giugno 2024, indica che nel biennio 2023-2024 il totale delle imprese della provincia di Brescia ha sostenuto maggiori oneri finanziari per 1.429 milioni di euro.
Lavoro – Dopo un biennio di espansione, il mercato del lavoro bresciano registra un segnale di indebolimento. Tra il 2021 e il 2023 l’occupazione (15 anni ed oltre) in provincia di Brescia è salita dell’1,3% – con un maggiore spunto dell’occupazione femminile (+2,0%) rispetto a quella maschile (+0,9%) ma nel corso di quest’anno rimane elevata la carenza di manodopera: a novembre 2024 il 53,4% delle imprese prevede di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, oltre cinque punti superiore al 47,9% della media nazionale. La difficoltà di reperimento sale al 58,4% per gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine e tra questi si rilevano valori superiori alla media per: fabbri ferrai costruttori di utensili con 90,3% di entrate di difficile reperimento (sulle 190 entrate previste), meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili con 75,8% (sulle 320 entrate previste), operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni con 74% (500 entrate previste), operai specializzati nella costruzione e mantenimento di strutture edili con 69,6% (sulle 280 entrate previste), operai specializzati nell’installazione di attrezzature elettriche ed elettroniche con 60,5% (sulle 120 entrate previste) e conduttori di veicoli a motore con 59,3% (sulle 600 entrate previste).
Nel trimestre novembre 2024 – gennaio 2025 sono 30.470 le entrate di lavoratori previste dalle imprese bresciane, con una flessione del 6,6% su base annua (rispetto a novembre 2023 – gennaio 2024). Nelle micro e piccole imprese si concentra il 59,8% delle assunzioni previste nel trimestre novembre 2024 – gennaio 2025.
Tiene la spesa delle famiglie, il regalo a valore artigiano per Natale 2025 – Nel terzo trimestre del 2024, nonostante la stagnazione del PIL, la spesa delle famiglie in Italia sale dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. A dicembre è pari a 555 milioni di euro la spesa delle famiglie bresciane in alimentari, bevande e altri prodotti e servizi tipici del Natale, consumi intercettabili da 7.477 imprese artigiane e che danno lavoro a 23.942 addetti, il 29,3% dell’artigianato bresciano, operanti in 47 settori negli ambiti di alimentare, bevande e ristorazione, cosmetica e benessere, moda, gioielleria e occhialeria, legno, mobili, vetro, ceramica e arredo casa, stampa, editoria e fotografia, prodotti high tech, giochi e articoli da regalo e sportivi.
Intelligenza artigiana, la cooperazione con i sistemi di Intelligenza artificiale (IA)
Intelligenza artificiale (IA) e imprenditori, domina la collaborazione – In Italia, gli imprenditori e lavoratori autonomi pesano per il 21,4% del totale degli occupati a fronte del 78,6% dei dipendenti, ma nelle professioni dove vi è una esposizione all’IA medio-alta con attivazione di processi di collaborazione, la presenza degli imprenditori sale al 29,8%, oltre otto punti superiore alla media.
La carica delle imprese pioniere dell’IA – Una analisi dei dati dell’ultimo censimento permanente alle imprese dell’Istat consente di valutare che in provincia di Brescia sono 3.901 le imprese con almeno 3 addetti che nel biennio 2021-2022 hanno utilizzato soluzioni di intelligenza artificiale, pari al 14,7%, delle oltre 26mila imprese con 3 addetti e oltre presenti nel territorio.
IA, le sfide del lavoro – Le stime di Confartigianato indicano una maggiore esposizione all’IA di poco più di un terzo (36,2%) degli occupati in Italia, di oltre tre punti percentuali inferiore al 39,5% della media UE a 27. Un impatto dei sistemi di IA di circa un terzo degli occupati emerge anche dalle più recenti valutazioni dei ricercatori dell’Inapp e di Banca d’Italia che indicano una elevata esposizione all’IA per il 32,1% degli occupati. Nell’ipotesi controfattuale che utilizza quest’ultimo grado di esposizione, in provincia di Brescia nel 2023 si conta una maggiore esposizione all’IA per 176mila occupati.
IA e robotica: Brescia terza provincia per imprese che producono robot – La sfida lanciata dall’IA interessa in modo diffuso le imprese, integrandosi con lo sviluppo della robotica. Una analisi dei dati Eurostat evidenzia che nel 2022 l’Italia è al 4° posto in UE per la diffusione della robotica nelle piccole imprese della manifattura e dei servizi, con una quota del 6,9% di 2,3 punti superiore al 4,6% della media UE a 27 e che nel confronto con i maggiori paesi europei è superiore al 6,0% della Francia e risultando quasi doppia del 3,5% della Germania.
Al 30 settembre 2024 Brescia è la terza provincia italiana per numero di imprese che producono robot industriali per usi molteplici (Ateco 2007 28.99.2), con 40 imprese attive, dietro solo alle due grandi province di Torino (46 imprese) e Milano (con 41 imprese). Brescia è davanti a Modena con 27 imprese, Vicenza con 27 imprese, Treviso con 22 imprese, Bologna con 21 imprese e Bergamo e Padova, ciascuna con 18 imprese. Il terzo posto della provincia di Brescia nel settore della robotica si conferma anche in termini occupazionali, con 783 addetti (6,7% del totale nazionale), dietro a Torino (2.222) e Reggio Emilia (1.016). In queste tre prime province si concentra oltre un terzo (34,5%) del totale degli addetti del settore.
IA per la produttività e accompagnare nella crisi demografica – L’utilizzo dei sistemi di IA favorisce la crescita della produttività in un contesto caratterizzato da una generalizzata carenza di manodopera specializzata e da una profonda crisi demografica.
L’analisi delle previsioni demografiche per la provincia di Brescia dell’Istat indica che nei prossimi vent’anni, nello scenario mediano, la popolazione in età lavorativa tra 20 e 64 anni passa da 743.624 residenti del 2023 a 692.621 del 2043, con un calo di 51.003 unità, equivalente ad una diminuzione del 6,9%. Come termine di raffronto, in valore assoluto il calo di popolazione del prossimo ventennio è circa i due terzi (62,4%) dell’attuale occupazione nelle imprese artigiane della provincia di Brescia, pari a 81.693 addetti.
Domanda di competenze per implementare l’IA – La difficoltà di reperimento del personale con competenze digitali avanzate penalizza la transizione digitale delle imprese e può ostacolare l’adozione di sistemi di IA. In provincia di Brescia è del 58,7% la difficoltà di reperimento di lavoratori con le adeguate competenze digitali avanzate 4.0, necessarie per gestire tecnologie di intelligenza artificiale, cloud computing, Industrial Internet of Things (IIoT), data analytics e big data, realtà virtuale e aumentata e blockchain, un valore superiore al 51,8% della media nazionale e al 52,3% della media lombarda: a fronte di 16.180 entrate con elevata richiesta di competenza digitali specializzate per l’IA previste dalle imprese bresciane, 9.500 sono di difficile reperimento.